Il risorgimento di Vincenzo Gioberti

Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 – Parigi, 26 ottobre 1852) è stato un presbitero, patriota e filosofo italiano e il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, esponente di primo piano del Risorgimento italiano.

Il Cattolicesimo liberale italiano, a differenza di quello reazionario, seppe interpretare largamente gli interessi e gli ideali della borghesia in sviluppo, e dovette anche a questo la sua fortuna. I cattolici liberali non avevano cercato solamente di adeguare ai nuovi tempi l’esperienza religiosa, ma avevano fatto propria la richiesta di riforme della società civile. Il movimento dei cattolici giunse al suo culmine negli anni Quaranta, con l’opera dell’abate Vincenzo Gioberti (1801-1852) che, attraverso una serie di abili mediazioni, tracciò le linee di quello che fu chiamato il primo blocco storico moderato. Alle origini dell’ispirazione di Vincenzo Gioberti era principalmente il bisogno di sanare la frattura che si era creata tra il progresso moderno e la coscienza cattolica durante il Settecento.

Nel 1843, mentre in Italia si dibattevano i problemi della lega doganale, Gioberti pubblicava a Bruxelles i due tomi intitolati “Del primato morale e civile degli Italiani”. La tesi prevedeva un’Italia che avrebbe ritrovato il suo primato tra le nazioni d’Europa quando la Chiesa, conciliatasi con la civiltà moderna e col pensiero liberale, avesse ripreso in mano la sua funzione universale. Il risorgimento italiano era dunque per Gioberti inscindibile dal rinnovamento del Cattolicesimo, ma tale risorgimento non consisteva nella creazione di una civiltà nuova, bensì nel ritrovamento d’una civiltà remota, quella dei Comuni e dei grandi pontefici, nel riannodarsi del filo della storia nazionale al punto in cui le invasioni del secolo XVI lo avevano spezzato. Le riforme del Settecento e la Rivoluzione francese venivano così espunte dalla tradizione storica del Paese.

D’altro canto, il nocciolo del pensiero di Gioberti era costituito da una precisa proposta politica: fare dell’Italia una confederazione di Stati sotto la presidenza del papa. Un risorgimento senza rivoluzioni, senza congiure o spargimenti di sangue, col pieno accordo del Papato e dei principi. Il Primato riscosse un grande successo: tutti quelli che si erano mostrati avversi alle ideologie carbonare e mazziniane intravidero nella soluzione prospettata dall’abate torinese il modo di accordare il rispetto della tradizione e della legittimità con le aspirazioni liberali, il sentimento di nazionalità con la religione cattolica. L’opera di Gioberti segnò un decisivo avanzamento verso l’idea dell’unità nazionale, aprendo una larga breccia nella cittadella della conservazione e conquistando al dibattito politico larghi ceti che fino allora avevano rifiutato ogni innovazione politica, considerandola incompatibile con i doveri del cattolico e del suddito.

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