Lo storico inglese E. P. Thompson, marxista convinto critico e polemico, nel suo testo – “Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra” – presenta le motivazioni che portano al diffondersi dei cortei operai negli anni 1816-1819. Per l’autore la classe operaia non consiste in tanti individui posti in un rapporto dato con i mezzi di produzione, non è una struttura né tantomeno una categoria, ma un processo attivo, l’autoformarsi di una coscienza collettiva in un gioco di azioni e reazioni tra uomini e ambiente, in un contesto storico di lunga durata.
Tra il 1780 e il 1832, in un periodo fitto di agitazioni e di dibattiti, sullo sfondo della rivoluzione giacobina e delle guerre napoleoniche, nella nuova realtà della fabbrica e della città industriale, i lavoratori inglesi raggiunsero il senso di una identità di interessi sia nei loro rapporti reciproci sia nella comune opposizione a governanti e imprenditori: emerse così il sentire operaio, una nuova concezione della vita, della storia, dei rapporti umani e politici che si espresse in una serie di idee, di valori, di comportamenti, di istituzioni.
L’opera di Thompson traccia una biografia della classe operaia dalla sua adolescenza alla sua maturità, composta di un gruppo di studi su argomenti collegati tra loro più che esser una narrazione continuata.