L’allora ministro degli Esteri inglese Castlereagh, rifiutando di sottoscriverlo, definì il documento come affetto da un sublime misticismo intriso di preponderante stupidità, anche se questo si rivelò una fonte di imprevedibile profitto per il vero trionfatore dell’incontro di Parigi, ovvero il cancelliere austriaco Metternich, che fece inserire all’interno del patto l’obbligo, per ciascuno dei tre firmatari (Francesco I d’Austria, Federico Guglielmo III di Prussia, Alessandro I di Russia), di prestarsi assistenza, aiuto e soccorso in qualunque occasione e in qualunque luogo, contro ogni minaccia di sovversione, il tutto indirizzato esplicitamente verso la strenua difesa delle restaurate monarchie.
“Metternich, con la stipulazione della Quadruplice Alleanza del 20 novembre 1815, trasformò le vaghe enunciazioni di principio dello zar in dichiarazioni programmatiche compatibili con la prudente politica dell’impero asburgico tendente soprattutto a garantire l’equilibrio europeo. Il cancelliere eliminò l’elemento rivoluzionario e nazionale, che pur era stato nella lotta dei popoli contro Napoleone; ridusse la coalizione ad una lega di sovrani. Lo zar aveva concepito la Santa Alleanza come il manifesto d’una nuova era affrancata dalle meschinità della storia, Metternich se ne servì per annunciare la fine d’un periodo rivoluzionario e il rientro nell’alveo della storia”. (Kissinger)
Il Patto stabiliva che i tra monarchi sarebbero stati uniti da una sorta di vincolo di fratellanza, apprestandosi ad avvalersi in qualsivoglia momento di necessità di mutuo soccorso, qualora ce ne fosse stata la necessità. La religione rimase l’elemento fondante del Patto.