Il Parlamento e i nuovi imprenditori

Interessante dar menzione di un’inchiesta parlamentare promossa nel 1806 dalla Camera dei Comuni di fronte ai timori e alle proteste dei piccoli produttori delle botteghe artigiane rispetto all’affermarsi dei nuovi imprenditori. La relazione della commissione d’inchiesta dichiarò complementari e perciò conciliabili i due sistemi produttivi: quello artigianale e quello imprenditoriale. In realtà, non essendo possibile ai produttori artigiani resistere alla concorrenza dei nuovi grandi opifici che impiegavano costantemente le macchine a vapore, la commissione si schierò di fatto dalla parte dei nuovi ceti composti da imprenditori.

Nella relazione si enfatizza il rapido e miracoloso sviluppo verificatosi in quegli anni nelle industrie e nel commercio, come anche gli effetti di quel progresso sul reddito e, di conseguenza, sulla forza della nazione. Viene dato il merito di tutto ciò alle industriose attività diffuse tra un popolo definito senza mezzi termini ‘libero e illuminato’, al quale veniva permesso di esercitare senza restrizione alcuna i suoi talenti nell’impiego di un vasto capitale: spingendo al massimo il principio della divisione del lavoro; mettendo a contributo tutte le risorse della ricerca scientifica e dell’ingegnosità meccanica; e, infine, avvalendosi di tutti i benefici da trarre da visite a paesi stranieri, non solo per stringere nuove relazioni commerciali e rinsaldare le vecchie, ma per ottenere conoscenza personale dei bisogni, del gusto, delle abitudini, delle scoperte e dei miglioramenti tecnici, della produzione e dei tessuti di altre nazioni civili, e, mediante perfezionamenti portati dall’estero, migliorando le industrie esistenti e aggiungendone di nuove alle disponibilità giù presenti all’interno della realtà inglese; aprendo nel contempo nuovi mercati alla produzione delle attività industriali e commerciali, usufruendo di fornitori specializzati. Questo solamente grazie alle macchine, che avevano migliorato la qualità e ridotto il costo di fabbricazione dei vari articoli da esportare; solamente così le industrie ed il commercio avevano intrapreso e percorso la via del progresso, e solo tramite questi nuovi sistemi gli imprenditori potevano incrementare la produttività della nazione intera.

La medesima relazione dichiarava infondato il timore diffusosi tra i produttori a domicilio, i quali temevano che questi nuovi opifici meccanizzati potessero sradicare in via definitiva le loro possibilità di guadagno. La Commissione non si era meravigliata di quel legame simbiotico che si era venuto a creare tra i produttori di pannilani a domicilio ed il loro particolare sistema di produzione, ma nel contempo essa non vedeva serie ragioni per quell’allarmismo che si andava diffondendo.

Qui di seguito, per terminare l’articolo al meglio, riporto uno stralcio della relazione elaborata dalla Commissione:
“Il diritto di ognuno di impiegare il capitale ereditato o acquistato, secondo il suo piacimento senza molestia o ostacolo finché non viola diritti o beni altrui, è uno di quei privilegi che la libera e felice costituzione di questo nostro paese ha da lungo tempo abituato ogni cittadino britannico a considerare suo diritto naturale; e perciò non occorre che questa Commissione si diffonda a dirne il valore, o illustrarne gli effetti […] Così, i due sistemi, invece di rivaleggiare, sono di scambievole aiuto l’uno all’altro; ciascuno supplendo alla manchevolezze e promuovendo la prosperità dell’altro”.

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