I modelli rivoluzionari durante la Restaurazione

I diversi movimenti rivoluzionari che incrinarono fino a spezzarlo l’ordine imposto dalla Santa Alleanza avevano le loro radici nei differenti momenti che caratterizzarono l’esperienza rivoluzionaria francese. Questo tema viene sviluppato egregiamente da Eric John Ernest Hobsbawm (Alessandria d’Egitto, 9 giugno 1917 – Londra, 1º ottobre 2012), storico e scrittore britannico, che ha dedicato diversi anni della sua ricerca alla classe operaia inglese e al proletariato internazionale. Il testo di riferimento è “Le rivoluzioni borghesi (1789-1848)”.

Questo retaggio costituiva, secondo Hobsbawm, “l’eredità più formidabile lasciata dalla Rivoluzione francese ai ribelli di tutti i paesi”. Nel malcontento suscitato dai sistemi politici europei proprio durante l’età della Restaurazione, del tutto incapaci di reggere il passo con le trasformazioni sociali in atto (dei processi ormai incontrovertibili), i riferimenti alle esperienze della Francia rivoluzionaria furono tanto naturali quanto inevitabili. Così i modelli del liberalismo moderato, delle correnti radical-democratiche e di quelle socialiste fecero riferimento rispettivamente alla fase moderata della rivoluzione (1789-1791), al momento giacobino di questa (1792-1793) e, infine, alla Cospirazione degli Uguali.

Ma mentre i governi assoluti si mostravano del tutto incapaci di cogliere l’essenza delle diversità politiche e le realtà sociali che i movimenti di opposizione esprimevano, accomunandoli in una indifferenziata ostilità, il fronte insurrezionale, unito solo dall’odio specifico contro il nemico comune da dover combattere a tutti i costi, tendeva invece a disgregarsi in maniera sempre più evidente, creando così un ulteriore e decisivo elemento di debolezza. A differenza delle rivoluzioni degli ultimi anni del secolo XVIII, quelle del periodo post-napoleonico furono volute o addirittura preparate. “Perché l’eredità più formidabile lasciata dalla Rivoluzione francese fu l’insieme dei modelli e dei programmi che essa fornì ai ribelli di tutti i paesi […] Esse avvennero perché i sistemi politici che avevano ripreso a dominare in Europa erano sempre più inadeguati, in quel periodo di rapide trasformazioni sociali, alle condizioni politiche del continente, e perché il malcontento economico e sociale era tanto acuto da rendere praticamente inevitabile tutta una serie di sollevazioni. Ma i modelli politici creati dalla Rivoluzione del 1789 servirono a dare al malcontento un indirizzo specifico, a mutare l’agitazione in rivoluzione, e soprattutto a unire tutta l’Europa in un unico movimento – o forse sarebbe meglio dire una corrente – di sovversione”.

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