I marxisti, sostenitori della perfettibilità umana

I recenti sviluppi nell’Europa orientale, nella ex Unione Sovietica e nella ex Jugoslavia propongono indubbiamente degli interessanti spunti di riflessione circa il rapporto presumibilmente esistente tra il tipo ideale di socialismo e di comunismo e la perfettibilità della natura umana.

La teoria marxiana, come del resto tutte le teorie socialiste che la precedettero, crede fortemente nell’ideale della perfettibilità dell’umanità, e un aspetto caratteristico di questo atteggiamento riguarda senz’altro i sentimenti etnici e nazionalistici, che logicamente si applicano diversamente a seconda della struttura politica ed economica dei vari paesi. La teoria marxiana sostiene che in una società socialista le persone avrebbero accantonato idealmente le loro appartenenze etniche e nazionalistiche, e avrebbero di conseguenza considerato tutti i loro simili come propri compagni, senza discriminazione alcuna; in base a tali previsioni, sarebbe quindi esistito prima o poi un legame comune capace di superare i confini etnici e nazionali per abbracciare in un secondo momento tutto il genere umano. Secondo tale accezione, sembrerebbe quasi che i sentimenti etnici e nazionalistici altro non siano che un prodotto della società capitalista.

Secondo i marxisti la prima guerra mondiale fu una guerra voluta dai capitalisti, che combattevano tra loro una guerra di concorrenza di stampo imperialistico per aggiudicarsi le materie prime e i mercati dei beni finali. In questa situazione i proletari di Germania, di Francia, di Gran Bretagna e di tutti gli altri paesi avrebbero dovuto riconoscere la loro situazione comune e rifiutarsi di combattere nei loro eserciti o di lavorare all’interno delle loro fabbriche, dando vita ad uno sciopero generale che avrebbe costretto il conflitto ad interrompersi. Evidentemente, alla prova dei fatti, i sentimenti nazionalistici furono molto più forti di questi richiami idealistici all’unità e al sentire comune, come dimostra il fatto che il prezzo pagato con la Grande Guerra fu di circa dieci milioni di vite umane. I marxisti sostengono tutt’ora che l’appello lanciato ai proletari non ebbe effetto alcuno in quanto questi erano rimasti intrappolati nell’ideologia capitalista.

Sarebbe interessante contrapporre questi richiami alla solidarietà che sarebbe esistita sotto il socialismo, con la storia recente della ex Unione Sovietica e della ex Jugoslavia, la quale dimostra fattivamente che più di settanta anni di socialismo dal 1917 fino all’erosione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non sono bastati a raffreddare l’intensità dei sentimenti etnici e nazionalistici che sono esistiti per dei secoli.

Insomma, il capitalismo non sembra essere l’unico colpevole rispetto al comportamento non sempre edificante adottato dagli esseri umani in diverse situazione!

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