Tuttavia, logicamente, l’entusiasmo delle truppe da non solo non può spiegare le schiaccianti vittorie francesi sul campo di battaglia. Bisogna tener conto anche di numerosi altri fattori contingenti, come ad esempio la straordinaria capacità di riuscire a sopportare una quantità di perdite molto consistente grazie alla leva di massa e a una crescita demografica che aveva fatto della Francia la nazione più popolosa d’Europa. Inoltre, di importanza non trascurabile si dimostrarono la nuova generazione di ufficiali di origine borghese, selezionata sul campo per dimostrata capacità, e la sapiente utilizzazione degli accorgimenti tecnici messi a punto nei decenni precedenti.
Ancora più di quanto accadeva per gli eserciti dell’ancien régime, l’aspetto logistico fu, in epoca rivoluzionaria e napoleonica, il problema più difficile da affrontare. Se è vero che la macchina amministrativa creata dal regime rivoluzionario fu in grado di avviare la produzione di risorse considerevoli da destinare a scopi bellici, le proporzioni delle armate francesi posero a dura prova non solo l’economia del Paese, ma anche quella dei territori occupati. Se durante la guerra dei Sette anni la Francia disponeva di un’armata di circa 130.000 uomini, l’obiettivo della leva di massa fu quello di arruolarne 750.000, e anche in seguito la cifra si assestò sui 350.000, si trattò comunque di un esercito che le strutture economiche e i mezzi di trasporto dell’epoca riuscivano a sostenere con enorme difficoltà. Di fatto, la confisca ed il saccheggio in territorio nemico furono i reali mezzi di approvvigionamento delle armate francesi, che proprio per questo motivo erano tenute impegnate il più possibile al di fuori dei confini nazionali. L’ostilità assoluta fu comunque un atteggiamento di rilevanza primaria rispetto ai successi militari ottenuti dalla Francia.