L’origine delle crisi economiche

Quali sono le cause che originano le crisi economiche, insite alla natura del capitalismo?
Marx, come detto, attacca frontalmente la ‘Legge di Say’ – la quale prevedeva che l’economia capitalista avrebbe manifestato la tendenza ad operare sempre a un livello corrispondente al pieno impiego delle risorse – ritenendo che questa proponesse un’immagine altamente distorta della realtà economica.

Il filosofo tedesco individua due tipi di economie: quella di baratto, dove i soggetti economici producono beni solamente per il loro valore d’uso, e quella monetaria (capitalismo), all’interno della quale l’attività economica passa dalla produzione di valori d’uso a quelli di scambio. Il capitalista è orientato, nell’esplicazione delle sue azioni, a trarre profitto; il suo successo è misurato dal plusvalore che realizza, quindi dalla differenza tra quantità iniziale e quantità finale di denaro. Le variazioni nel saggio di profitto dovrebbero indurre i capitalisti a modificare le spese per gli investimenti, individuando nella volatilità di queste spese la causa principale delle fluttuazioni nel livello dell’attività economica.

Il passaggio da un regime di baratto ad un sistema economico caratterizzato da un elevato livello di specializzazione, dall’uso smodato della moneta, dal sistema di mercato, potrebbe creare delle difficoltà soprattutto nella coordinazione del livello di produzione dei vari settori. Marx mise in discussione la capacità del mercato di poter assolvere alla ricollocazione delle risorse tra gli stessi settori.
Le crisi derivanti da sproporzioni si verificano dunque quando la sovrapproduzione presente in una singola industria influenza negativamente il resto del sistema economico, con il saggio di profitto che tenderebbe ad annullarsi. Il capitalismo, in tal senso, non troverebbe i meccanismi atti a garantire la stabilità del livello dell’attività economica e il raggiungimento della piena occupazione delle risorse presenti nel sistema.

Le fluttuazioni economiche, così, vengono spiegate da Marx in tre versanti: dalla caduta tendenziale del saggio di profitto, dall’introduzione di nuove tecnologie ad ondate irregolari, dalle sproporzioni di un singolo settore che si diffondono in maniera incontrollata generando una depressione generale dell’attività economica. L’indebolimento della logica concorrenziale e la crescita conseguente del potere monopolistico derivano tanto dalla concentrazione (quando i singoli capitalisti accumulano quantità di capitale sempre maggiore, aumentano le dimensioni dell’impresa, il grado di concorrenza diminuisce) quanto dalla centralizzazione (si verifica dopo una redistribuzione del capitale esistente tale da lasciarne il controllo nelle mani di un numero sempre minore di persone) progressiva del capitale.
Con la creazione dei monopoli (che si verifica quando le imprese di dimensioni maggiori producono a costi medi inferiori di quelli delle imprese più piccole) vi è un immiserimento progressivo del proletariato.

Questo discorso riassume le cause che, secondo Marx, porterebbero inevitabilmente alla crisi irreversibile del capitalismo.

Precedente La caduta tendenziale del saggio di profitto Successivo La concezione marxista dello stato