Attraverso la sua teoria della storia, Marx tenta di spiegare lo sviluppo della società verificatosi nel passaggio dal feudalesimo al capitalismo, e gli sviluppi che si sarebbero avuti successivamente, secondo le sue previsioni, dal capitalismo al socialismo e infine da quest’ultimo al comunismo.
In base a tale ricostruzione, durante il periodo feudale più antico i rapporti di produzione furono quelli appropriati alle forze della produzione allora esistenti, sostenuti e rinsaldati dalla sovrastruttura sociale. Quando però i cambiamenti nelle forze della produzione provocarono la distruzione di questa armonia, e la struttura istituzionale del feudalesimo si rivelò incompatibile con la tecnologia agricola che si andava sviluppando, con l’aumento progressivo nei commerci e con l’inizio della manifattura, allora i conflitti con i rapporti di produzione esplosero veementemente attraverso la lotta di classe e diedero vita a un nuovo insieme di relazioni di produzione, conosciuto tutt’ora come capitalismo.
Agli inizi della fase capitalista regnava l’armonia tra le forze e i rapporti di produzione, con un eccezionale incremento nel livello di produzione e dell’attività economica che tale armonia permise di ottenere. Ma anche il capitalismo, come per altro era precedentemente accaduto nel caso del feudalesimo, è visto come recante in sé i germi della propria distruzione, che sarebbe avvenuta via via che si fossero sviluppati gli inevitabili conflitti indotti dal cambiamento nelle forze della produzione. Con la caduta del capitalismo sarebbe emerso dunque un nuovo tipo di relazioni di produzione che Marx individuò sotto il nome di socialismo, da cui poi sarebbe derivato il comunismo.