Lo scoppio della Grande Guerra

28 luglio 1914: L’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, dando il via alla Grande Guerra.

“Grande Guerra”. L’espressione più utilizzata, del tutto giustificatamente, nel riferirsi al primo conflitto mondiale. Gli eventi che sconvolsero l’Europa dal 1914 al 1918 costituirono un punto di svolta per chi li visse direttamente e produssero, sul piano della mentalità e della memoria collettiva, una vera e propria frattura, una presa di distanza violenta e repentina dal mondo fino a quel momento conosciuto. La Prima guerra mondiale rappresentò un vero e proprio trauma per le coscienze individuali e collettive.

Dal 1914 prese il via un trentennio di tensioni e di scontri che si sarebbe concluso solamente alla fine della Seconda guerra mondiale. In questo arco di tempo sarebbero stati più volte sconvolti e rimessi in discussione equilibri di potere, convenzioni internazionali, organizzazioni e sistemi statuali, come anche abitudini di vita.

La Grande Guerra, rispetto alle più dure ed estenuanti esperienze belliche fino ad allora conosciute, introdusse una serie di elementi non trascurabili: l’ampiezza (in termini geografici) e l’intensità dei combattimenti; l’uso di tecniche militari sempre più all’avanguardia, di armi e di ordigni sempre più letali; l’altissimo numero di soldati gettati nella contesa (la leva obbligatoria divenne pratica comune); il sistematico coinvolgimento delle popolazioni civili; il ricorso al massacro; lo scontro diretto tra le grandi potenze mondiali.

Tutti questi fattori, uniti insieme, acuirono il potenziale distruttivo delle guerra perché entrarono in azione contemporaneamente, in una spirale di violenza e distruzione che difficilmente poteva esser prevista. La Grande Guerra rappresentò dunque un salto rispetto al passato, imprimendo agli eventi caratteristiche prima sconosciute. Fu un evento spartiacque vero e proprio, di quelli che descrivono un prima e un dopo.

L’erede al trono austriaco, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Aragona, era stato ucciso il 28 giugno 1914 a Sarajevo per mano di Gavrilo Princip, studente bosniaco appartenente a un gruppo nazionalista clandestino. L’Austria, com’è noto, attribuì la responsabilità del misfatto al governo serbo e, dopo una preventiva consultazione con la Germania, gli rivolse un ultimatum. I serbi tentarono una conciliazione, accettando quasi integralmente le condizioni dettate da Vienna. Respinsero però la pretesa asburgica di partecipare con propri funzionari all’inchiesta sull’uccisione di Francesco Ferdinando. L’Austria ritenne la risposta insoddisfacente, e il 28 luglio 1914 dichiarò per l’appunto guerra alla Serbia.

Gli eventi subirono da quel momento un’accelerazione vertiginosa. Il coinvolgimento bellico di una delle grandi potenze europee scatenò una reazione a catena e trasformò la regione balcanica in elemento detonatore del primo conflitto a carattere mondiale. L’Impero zarista, alleato della Serbia, mobilitò l’esercito lungo le proprie frontiere. La Germania, alleata dell’Austria, chiese al governo russo di bloccare le operazioni e pretese dalla Francia un atteggiamento di neutralità in caso di conflitto con i russi. In seguito alle risposte negative ricevute, dichiarò guerra a entrambe le nazioni.

Guglielmo II decise per l’invasione del neutrale Belgio per colpire a sorpresa la Francia. Tale mossa indusse gli inglesi a scendere in campo militarmente al fianco della Francia (4-5 agosto 1914). La Germania voleva da tempo consolidare la propria posizione di forza attraverso una politica aggressiva e di conquista, e non si lasciò sfuggire l’occasione.

La Grande Guerra fu dunque il prodotto di una serie complessa di profondi contrasti mai sopiti, spinte espansionistiche e tensioni nazionalistiche. Quando si giunse a concepire l’inevitabilità del conflitto, questo venne immaginato dai più come un evento di breve durata, vista la recente evoluzione delle strategie militari, della tecnologia e la qualità micidiale degli armamenti a disposizione. Fu questo evidentemente un tragico abbaglio.

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