Lo Stato “etico” di Hegel: la monarchia

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda, 27 agosto 1770 – Berlino, 14 novembre 1831) è stato un filosofo tedesco, considerato il rappresentante più significativo dell’idealismo tedesco. (fonte: Wiki)

Dopo aver accolto con estremo favore lo scoppio della Rivoluzione francese e l’abbattimento conseguente dell’assolutismo monarchico, il filosofo aveva successivamente cambiato rotta di pensiero, criticando apertamente la piega estremista assunta per l’appunto dall’ideologia rivoluzionaria, senza per questo auspicare un puro e semplice ritorno al passato. Fondamento della concezione hegeliana della storia divenne un innovativo concetto di Stato, inteso come incarnazione di una sorta di Ragione provvidenziale in grado di assicurare alla collettività il bene comune attraverso un continuo processo dialettico in cui i due momenti della tesi e dell’antitesi si risolvono in una sintesi che spinge l’uomo verso forme sempre più elevate di libertà e di giustizia. Quindi, per chiarire il tutto, lo Stato, inteso come momento superiore rispetto alle passioni egoistiche del singolo, è chiamato a svolgere una vera e propria missione educativa nei confronti della collettività e trova nell’istituto monarchico la sua più alta forma di espressione. Si parla perciò di Stato “etico”.

Se dunque per Hegel la felicità del singolo può realizzarsi esclusivamente all’interno dei confini statali, dall’altra parte il sovrano, avvalendosi di un governo e di un apparato burocratico efficienti, dev’essere in grado di fare rispettare le leggi e di interpretare le esigenze della collettività. Solo uno Stato monarchico di diritto è in grado per cui di assicurare il buon governo e di consentire ai sudditi di affrontare incolumi l’imprevedibile corso della storia.

Il pensiero di Hegel esercitò un forte ascendente su gran parte dei contemporanei, offrendo anche una base ideologica per lo sviluppo successivo di correnti filosofico-politiche (la ben nota “sinistra hegeliana”, alla quale appartenne Karl Marx) che, in netta contrapposizione con l’ordine esistente, auspicavano una trasformazione, in alcuni casi radicali, della società preesistente. Se in alcuni Paesi il concetto romantico di Nazione, in quanto realtà collettiva caratterizzata da tradizioni culturali e storiche peculiari, favorì l’emergere di ideologie marcatamente conservatrici, in altri, specie in quelli soggetti a dominazioni straniere, il nazionalismo costituì la base ideologica che alimentò l’attività di movimenti indipendentisti in lotta per la libertà, e assunse così progressivamente caratteristiche tipicamente rivoluzionarie.

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