L’Italia invade la Somalia Britannica

3 agosto 1940, Seconda guerra mondiale: L’Italia invade la Somalia Britannica, protettorato britannico della parte settentrionale del Corno d’Africa.

La conquista italiana della Somalia Britannica, che avvenne tra il 3 agosto 1940 e il 19 agosto 1940, rappresenta l’unica operazione militare italiana conclusasi positivamente, durante la Seconda guerra mondiale, senza alcun intervento da parte dei tedeschi. Rappresenta inoltre, insieme all’occupazione tedesca delle isole del Canale, l’unico caso di occupazione di territori britannici o soggetti alla corona britannica nell’intero emisfero occidentale nel corso della guerra.

Se l’azione si fosse conclusa positivamente, l’ampiezza del fronte da controllare si sarebbe notevolmente ridotta, passando dagli oltre 1100 chilometri di frontiera terrestre a circa 700 chilometri.

Queste le forze inglesi operanti nella Somalia Britannica: 11.000 uomini. 2 battaglioni fucilieri, 2 battaglioni di indiani del Punjab, 1 battaglione scozzese (5 battaglioni in tutto) e 5 compagnie di cammellieri.

Le forze italiane, comandate dal generale Guglielmo Nasi (Civitavecchia, 21 febbraio 1879 – Modena, 21 settembre 1971), ammontavano a 35000 uomini, di cui 30000 erano indigeni. 23 battaglioni coloniali, 3 battaglioni nazionali (26 battaglioni in tutto) e 21 batterie di artiglieria di vario calibro.

Le nostre truppe entrarono vittoriose a Berbera il 19 agosto 1940, poco più di 2 settimane dopo l’inizio dell’offensiva.

Qui di seguito il Bollettino ufficiale di Guerra #78 dell’Agosto 1940:

“L’attacco ebbe inizio nel pomeriggio del giorno 11, preceduto e accompagnato dall’azione dell’aviazione che, agli ordini del generale di brigata aerea Collalti, agiva con ondate successive di bombardieri sugli apprestamenti difensivi nemici e con incursioni di cacciatori mitraglianti sui campi dell’aviazione nemica. L’avversario sfruttando gli apprestamenti difensivi opponeva però tenace e valida resistenza con il fuoco, con il contrattacco, con bene organizzate azioni di artiglieria. La nostra azione riprendeva il giorno 12 e continuava accanita nei giorni 13 e 14. Malgrado le difficoltà opposte dal clima e dal terreno manovrando sagacemente, concentrando gli sforzi alle ali, le nostre truppe valorose, con il valido appoggio dell’artiglieria e i ripetuti bombardamenti aerei, progredivano metodicamente travolgendo successivi e muniti ordini di difesa avversaria.

Il giorno 15, previo violento bombardamento aereo seguito da precisa preparazione di artiglieria, la XV brigata alla nostra ala destra conquistava di slancio gli ultimi capisaldi nemici a cavallo della rotabile per Lafaruk: nel solo caposaldo n. 1 venivano fatti prigionieri 13 ufficiali e altri militari inglesi e nel suo interno si contavano oltre 200 morti di un battaglione rhodesiano. Contemporaneamente, alla sinistra la II brigata, travolti gli ultimi centri di resistenza del nemico, ne avvolgeva l’ala destra. A notte gli inglesi ripiegavano lasciando sul terreno centinaia di morti e nelle nostre mani numerosi prigionieri ed ingente quantità di materiale, fra cui artiglierie. Dopo quattro giorni di lotta accanita il sistema difensivo inglese era così completamente travolto.

Terza fase: dal 16 al 19 agosto. Superata in tal modo la principale posizione difensiva del nemico, le nostre truppe proseguivano nella loro avanzata: XV brigata su Lafaruk, fiancheggiata a sinistra dalla XIII e a destra dal gruppo delle bande Bertello, con il compito di avvolgere le difese da esse investite; in riserva le brigate LXX e XIV. L’aviazione continuava a conservare il predominio del cielo proteggendo le sottostanti colonne, bombardava e volgeva in fuga rinforzi nemici accorrenti, infliggendo loro sensibilissime perdite e iniziava un sistematico bombardamento delle navi da carico e da guerra che il nemico faceva affluire nel porto di Berbera. Una nostra colonna autocarrata, costituita con elementi di volontari tratti da tutte le forze armate, da un battaglione di Camicie nere e da uno indigeno, agli ordini del luogotenente generale Passerone, partita da Zeila raggiungeva nel frattempo Bulhar, lungo la strada costiera che da Zeila conduce a Berbera. Il gruppo de Simone presto urtava presso Lafaruk con il secondo sistema difensivo anch’esso munitissimo di reticolati, trincee e caverne, sul quale avevano ripiegato le truppe sconfitte e dove erano affluiti gli ultimi rinforzi disponibili nel territorio della colonia.

Il 18 agosto anche tale ultimo baluardo inglese, investito frontalmente ed avvolto alle ali, veniva sfondato. Battaglioni indiani con accaniti contrattacchi, cercavano invano di liberarsi della pressione dei nostri, per poi fuggire in direzione di Berbera. Il generale Nasi lanciava allora verso Berbera la colonna motorizzata già predisposta per lo sfruttamento del successo e costituita con unità della polizia A. I., mentre gli inglesi, in disordinata fuga, dopo l’inutile prodezza di incendiare la parte europea di Berbera, si sforzavano di mettersi in salvo sull’ultima nave da guerra rimasta in porto, ripetutamente bombardata dalla nostra aviazione. Il 19 le nostre truppe entravano in Berbera. Durante le operazioni abbiamo catturato alcune centinaia di automezzi e di armi automatiche, numerose artiglierie e carri armati, ingenti quantità di munizioni, di viveri e di materiale del genio e di sanità. Nelle nostre mani sono inoltre rimasti qualche centinaio di prigionieri delle truppe regolari e tutte le truppe somale, ammontanti a circa un migliaio di uomini. Tali truppe erano state impiegate per proteggere l’imbarco degli inglesi e abbandonate poi al loro destino”.

Precedente La Prima Guerra del Golfo Successivo Martin Luther King: "I have a dream"