Perché proprio in Inghilterra?

Interessante il testo scritto da E. A. Wringley – “La rivoluzione industriale in Inghilterra -, storico e demografo, il quale si occupa in maniera approfondita delle condizioni che permisero all’Inghilterra di diventare il fulcro della prima rivoluzione industriale.

Le trasformazioni operate dalla rivoluzione industriale in Inghilterra nel giro di pochi anni non sarebbero state possibili senza il concorso di fattori diversi, dall’accumulazione imperterrita del capitale, alle innovazioni tecnologiche, allo spirito imprenditoriale, alla stessa etica protestante che considera la ricchezza un segno tangibile del favore celeste. L’autore mette in evidenza come nel corso di tre secoli, tra il 1500 e il 1800, nel lungo periodo che precede il decollo industriale, l’impennarsi degli indici riveli uno spettacolare sviluppo dell’economia e della società inglesi.

In nessun paese d’Europa l’incremento demografico fu altrettanto rapido e intenso. Nel corso di quei secoli la popolazione residente in Inghilterra triplicò. Altrettanto notevole e degna di menzione la modificazione di altre strutture. Più della metà della forza-lavoro maschile adulta abbandonò la campagna: un fenomeno affiancato peraltro dalla modernizzazione degli impianti colturali. Aumentarono il prodotto nazionale, il reddito pro capite. Già in precedenza A. Smith aveva osservato come in Inghilterra la fioritura agraria fosse strettamente connessa allo sviluppo urbano, ma, a differenza del resto dei paesi europei, in Gran Bretagna non si svilupparono solo le città di grandi dimensioni, bensì tutti i centri urbani, anche i medi e i piccoli.

La supremazia inglese sulle altre nazioni non era tuttavia destinata a durare. Già nel 1900 appariva chiaro ai contemporanei che i nuovi “rivali”, vale a dire la Germania e gli Stati Uniti, aveva superato l’Inghilterra sotto l’aspetto produttivo, o comunque stavano per raggiungerla. Proprio quel processo di industrializzazione considerato univocamente una sorta di compendio simbolico del successo economico inglese sembra costituire in realtà, a posteriori, un segnale del rapido approssimarsi dell’inizio della fine del predominio economico britannico.

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