I cannoni, però, a causa del loro peso, non potevano essere impiegati sul campo di battaglia. Ci volevano infatti decine di buoi o di cavalli per trasportarli data la mancanza di strade, e questa era una operazione che poteva essere effettuata solamente durante la stagione asciutta. Una volta posizionati era molto difficile spostarli, ed erano inoltre necessarie alcune ore per caricarli; da dire che si deterioravano in fretta e non era raro che scoppiassero. La loro produzione era legata ancora a vecchie competenze artigianali, come quella dei fabbri e dei campanari (la tecnica per costruire le campane e l’arte della fusione dei metalli erano le stesse che occorrevano per la fusione dei cannoni).
Tuttavia, l’efficacia dimostrata da queste armi avviò un processo di rapida trasformazione. Dal punto di vista produttivo e progettuale la costruzione delle armi da fuoco aveva implicazioni diverse da quella delle armi da taglio, com’è logico che sia. Per queste ultime erano sufficienti esperti artigiani e le conoscenze necessarie erano abbastanza stabili nel tempo. La produzione delle armi da fuoco, invece, richiedeva nozioni scientifiche e tecnologiche e impianti produttivi sempre più ampi e sofisticati, anche se per alcuni secoli si continuò a produrre armi e polvere da sparo attraverso metodi prevalentemente empirici. Il loro impiego, dal momento in cui venne considerato per quello che effettivamente era, quindi decisivo, richiese una tale quantità di risorse economiche che solo i sovrani poterono permettersi di armare i loro eserciti con le nuove armi.
La diffusione delle armi da fuoco si intrecciò quindi con il rafforzamento dello Stato moderno e lo sviluppo di una nuova classe sociale: la borghesia.