L’Europa dopo la sconfitta di Napoleone

La definitiva sconfitta subita da Napoleone Bonaparte a Waterloo nel giugno 1815, ad opera degli eserciti britannici del Duca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher, favorì il ritorno della pace sul continente europeo. Le potenze alleate (Russia, Gran Bretagna, Austria e Prussia) si adoperarono quindi per ristabilire quegli equilibri internazionali che erano stati messi fortemente in discussione prima dalla Rivoluzione francese, e poi dalle aspirazioni imperialistiche del generale Bonaparte.

La restaurazione – termine inventato dall’elvetico K.L. von Haller in riferimento proprio agli eventi francesi dopo la sconfitta Napoleone, esteso poi a tutta l’Europa per indicare il ristabilimento dei legittimi regnanti, spodestati dalla Rivoluzione francese e proprio da Bonaparte, sui loro troni, tra il congresso di Vienna e la rivoluzione europea del 1830 – dell’ordine in Europa avvenne all’insegna del “principio di legittimità”, che prevedeva in sostanza il ripristino dell’organizzazione politica, sociale ed economica propria dell’ancien régime. In tale prospettiva, i sentimenti nazionalistici suscitati dagli ideali rivoluzionari tra le popolazioni europee non vennero tenuti minimamente in considerazione. A ben guardare, tuttavia, questa si rivelò un’impresa alquanto impossibile da portare a termine, in quanto i principi liberali e democratici diffusi in tutto il continente dalla Rivoluzione francese non potevano essere cancellati dalla coscienza collettiva dei popoli, mentre il complesso di riforme introdotte dal Codice civile napoleonico rimase un punto di riferimento per tutte le correnti politiche moderate europee.

Tra le potenze vincitrici esisteva, inoltre, una profonda diversità di vedute rispetto alla politica da adottare per la conservazione della pace e della stabilità in Europa: obiettivo inglese era quello di contrastare le aspirazioni egemoniche di un solo Paese (la Francia) sul vecchio continente; Austria, Prussia e Russia ritenevano invece necessario reprimere anche ogni spinta al rinnovamento politico, economico e sociale che fosse in grado di minacciare i principi sanciti dalla Restaurazione. Su tali presupposti ogni aspirazione al ripristino del vecchio ordine europeo si rivelò illusoria a tutto vantaggio dei movimenti nazionalisti, la cui attività insurrezionale caratterizzerà buona parte del XIX secolo.

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