L’esplosione demografica

Una riflessione sulla componente demografica in relazione alla prima rivoluzione industriale è doverosa. Gli storici hanno osservato che nel Settecento si assiste al crollo della demografia dell’Antico Regime, caratterizzata da un’alta natalità accompagnata tuttavia da un elevato tasso di mortalità. Le malattie endemiche, le carestie, le guerre, la sottoalimentazione pareggiavano, o quasi, le nascite e le morti, oltre a mantenere basso l’indice della popolazione nonché la durata media della vita, che all’epoca si aggirava intorno ai 45 anni.
Un migliore regime alimentare, reso possibile dalla maggiore disponibilità mondiale di grano e di patate, le progredite condizioni igieniche, il controllo delle epidemie (le prime vaccinazioni furono praticate nel 1798) furono quegli elementi che consentirono una drastica riduzione della mortalità. Poiché la natalità rimaneva costante, la curva della popolazione europea si impennò: nel giro di un secolo, tra il 1815 e il 1914, essa passò da 190 a oltre 400 milioni di individui. Di conseguenze le esigenze del mercato si moltiplicarono: vi erano molte più bocche da nutrire, molte più persone da vestire, molte più case da costruire e da arredare. Complessivamente, negli ultimi due secoli, a partire quindi dall’inizio della rivoluzione industriale, la popolazione europea è cresciuta di quasi quattro volte, la aspettativa di vita è passata da valori compresi tra i 25 e i 35 anni a valori che superano i 75 anni, il numero di figli per donna scesi da 5 a meno di 2 e natalità e mortalità scesi da valori compresi tra il 30 e il 40 per mille a valori prossimi al 10.

La vertiginosa e incontenibile ascesa della curva demografica portò con sé anche una trasformazione degli insediamenti umani: dall’Europa dei villaggi rurali si passò all’Europa delle grandi città. Se nel 1800 le città con oltre 100mila abitanti erano solo 27, nel 1900 divennero 135. Mutarono anche i tradizionali equilibri tra continenti. L’Europa, riversando al di là degli Oceani l’eccedenza della sua popolazione, alterò di conseguenza sensibilmente la fisionomia etnica ed economica di molte regioni. Già all’inizio dell’Ottocento l’ondata migratoria figlia dell’esplosione demografica continentale investì di netto l’America del Nord. Nel corso del secolo gli abitanti del Brasile sarebbero passati da 3 a 20 milioni, quelli dell’Argentina da 1 a 7 milioni.

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