L’esecuzione dell’ufficiale Nguyễn Văn Lém

1° Febbraio 1968:

Il fotografo americano Eddie Adams (famoso in tutto il mondo per aver coperto con i suoi reportage almeno 13 conflitti) immortala Nguyễn Ngọc Loan, allora capo della Polizia Nazionale della Repubblica del Vietnam, nel preciso istante in cui giustizia in modo sommario, per strada, l’ufficiale Viet Cong Nguyễn Văn Lém a Saigon, durante l’Offensiva del Têt.

Il Việt Cộng era stato arrestato dopo che aveva tagliato la gola a un ufficiale Sud-Vietnamita, a sua moglie e a sei dei suoi figli (uno dei quali sopravvisse), per essersi rifiutato di mostrargli come rendere operativi dei carri armati che erano stati catturati.

All’epoca della foto, la regione asiatica era immerso ormai da dieci anni negli orrori della guerra: prima quella di liberazione dai Francesi che dal 1858 dominavano il Paese, poi quella civile tra Nord e Sud. Nguyễn Cao Ky, Primo Ministro della Repubblica Meridionale, nel 1966 si trovò a fronteggiare una rivolta interna capeggiata da monaci buddisti a cui si erano unite bande di giovani, e le truppe del generale Nguyễn Thi Chanh. Per domare i tumulti, mandò il 36enne colonnello Nguyễn Ngoc Loan. L’ufficiale rastrellò la città con i carri armati, facendo poi massacrare parecchie centinaia di soldati ribelli e oltre cento civili. Divenne così il braccio armato del presidente, che lo promosse a generale di brigata e lo mise a capo delle forze di polizia.

Il Paese sprofondò sempre più nella violenza, nonostante il massiccio aiuto degli Stati Uniti, che inviarono mezzo milioni di soldati e un numero incalcolabile di mezzi. E, come in tutte le guerre civili, innumerevoli furono gli episodi di crudeltà. Sovente, quando Sud-Vietnamiti e Americani arrivavano in un villaggio, massacravano tutti i contadini che avevano collaborato con i Việt Cộng. Questi, a loro volta, facevano lo stesso quando tornavano.

Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio del 1968, l’esercito del Vietnam del Nord scatenò l’Offensiva del Têt. I combattimenti si svolsero praticamente in tutte le maggiori città del Sud, come anche attorno alla base statunitense di Khe Sanh. I sanguinosi assalti non portarono però a nessun risultato pratico dal punto di vista strategico; i Việt Cộng non riuscirono ad espugnare la base americana, penetrarono nei principali centri abitati senza però riuscire a tenerli. Il 31 iniziò la controffensiva, con annessi i rastrellamenti dei guerriglieri rimasti ancora in zona.

Tra questi proprio Nguyen Van Lém, giovane ufficiale dell’esercito Việt Cộng. L’uomo fu portato con le mani legate dietro la schiena dinanzi al generale che, curiosamente, portava il suo stesso cognome. Il capo della polizia estrasse il suo revolver, lo puntò alla tempia destra dell’ufficiale e sparò. Tutto questo davanti a un operatore delle rete televisiva NBC e al fotografo Eddie Adams, che immortalarono la brutale esecuzione. La foto divenne presto un’icona del conflitto nel Sud-Est asiatico. Qualche mese dopo il generale fu falciato da una raffica di mitragliatrice. Si salvò, ma ci rimise un gamba.

L’Offensiva del Têt fu un evento assolutamente non secondario, dato che sollevò per la prima volta negli Stati Uniti, a livello di massa e media, interrogativi sulla reale opportunità dell’intervento, spazzando via ogni illusione propagandistica.

Quella di Adams divenne l’immagine simbolo del conflitto: fece il giro delle prime pagine dei giornali e dei libri di storia di tutto il mondo. Alcuni critici sostengono che l’azione di Nguyễn Ngọc Loan abbia violato la convenzione di Ginevra per il trattamento dei prigionieri di guerra, ma Nguyễn Văn Lém non stava portando un’uniforme, né combattendo contro presunti nemici (così è risultato dalla commissione contro i crimini di guerra). I diritti di prigioniero di guerra venivano accordati ai Việt Cộng solo a condizione di essere catturati durante le operazioni militari.

Quando venne interrogato da Oriana Fallaci, ricoverato in ospedale per una ferita alla gamba, Nguyễn Ngọc Loan disse:
“Non aveva l’uniforme. E io non riesco a rispettare un uomo che spara senza indossare l’uniforme. Perché è troppo comodo: ammazzi e non sei riconosciuto. Un Nord-Vietnamita io lo rispetto perché è vestito da soldato come me, e quindi rischia come me. Ma un Việt Cộng in borghese…”.

La fotografia di Adams vinse il premio Pulitzer nel 1969 e il World Press Photo of the Year 1969 (sul 1968), anche se anni dopo il fotografo confessò di non essere soddisfatto del risultato ottenuto. Brutta luce, brutta composizione: brutta foto. “Scattai una volta sola, il ragazzo cadde a terra schizzando sangue dappertutto, mi voltai dall’altra parte”. Adams, anni più tardi, chiese pubblicamente scusa a Loan e alla sua famiglia per il disonore che aveva provocato loro. Quando il Generale morì, lo elogiò come “eroe” di una giusta causa.

“Two people died in that photograph: the recipient of the bullet and General Nguyễn Ngọc Loan. The general killed the Việt Cộng; I killed the general with my camera. Still photographs are the most powerful weapons in the world. People believe them; but photographs do lie, even without manipulation. They are only half-truths… What the photograph didn’t say was, ‘What would you do if you were the general at that time and place on that hot day, and you caught the so-called bad guy after he blew away one, two or three American people?’… This picture really messed up his life. He never blamed me. He told me if I hadn’t taken the picture, someone else would have, but I’ve felt bad for him and his family for a long time… I sent flowers when I heard that he had died and wrote: I’m sorry. There are tears in my eyes”.

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