L’eredità della Rivoluzione francese

Quale importanza ebbe l’eredità, la memoria della Rivoluzione francese negli anni della Restaurazione?

Bronisław Baczko (Varsavia, 13 giugno 1924 – Ginevra, 29 agosto 2016), storico della filosofia polacco, specialista della Rivoluzione francese e delle utopie, all’interno del suo testo “Il rivoluzionario”, tenta di dare una risposta a tale quesito. L’autore, anzitutto, sottolinea che proprio la Rivoluzione aveva mostrato la concreta possibilità di far cadere un regime, anche secolare, e di istituire al suo posto una repubblica. “Non offriva quindi l’esempio di una rivoluzione, un evento storico fra tanti altri, ma era la rivoluzione, una sorta di unità di misura di portata generale che serviva da riferimento permanente”.

B. Baczko rileva acutamente che la forza di questa rappresentatività della Rivoluzione consisteva proprio nell’essere una rivoluzione spezzata, tradita, non compiuta fino in fondo. Necessitava dunque di un completamento. A tale riflessione bisogna aggiungere la celebrazione, quasi agiografica (agiografia: complesso delle testimonianze che costituiscono la memoria della vita di un santo e del culto a lui tributato), dei rivoluzionari del 1789, il peso della letteratura storica, che contribuì a forgiare la leggenda della Rivoluzione, a presentarla quasi come una vera e propria epopea. Questa forse la più importante eredità lasciata dalla Rivoluzione francese.

Nel corso del tempo, tuttavia, la Rivoluzione cessava di essere una tradizione viva e diventava storia, un passato che poteva essere utilizzato per contestare l’ordine imposto dalla Restaurazione. Furono proprio il contrasto fra questa volontà e l’assenza, nell’Europa della Restaurazione, di ogni qualsivoglia spazio democratico, nonché le restrizioni imposte alla libertà di stampa e di espressione che costrinsero gli oppositori dei regimi monarchici a volgersi verso attività clandestine, verso le famigerate società segrete. La presenza di tale contesto, infatti, verosimilmente spiega il successo del libro di Buonarroti sulla congiura di Babeuf (la congiura degli Eguali, cospirazione organizzata in Francia nel 1796 per rovesciare il Direttorio). Pubblicato nel 1829, divenne un importante punto di riferimento attorno al quale si coagularono i nuovi programmi di lotta politica atti a mobilitare nuove energie.

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