Le opposizioni a Napoleone

Il fronte delle opposizioni intellettuali si muove contro Bonaparte:

Nella guerra dell’Europa contro Napoleone e contro la politica egemonica della Francia troviamo alleati, accanto alla monarchia costituzionale inglese, i sovrani spodestati dell’Antico Regime, gli intellettuali che una volta avevano accolto con deciso entusiasmo la venuta dei Francesi e che ora, passati alle opposizioni, cominciano a definirsi ‘liberali’, gli scrittori ‘romantici’, le masse popolari delle città e delle campagne. Le proteste s’innalzano su un vasto orizzonte che va dalla Spagna alla Russia, dalla Germania del Nord al Tirolo, dalla Lombardia alla Calabria.

I temi di un dissenso più o meno esplicito si possono cogliere nel movimento letterario e filosofico del Romanticismo, maturato in quegli anni. Contro il razionalismo francese che aveva imperato nell’Europa del Settecento, i romantici tedeschi riscoprono i valori del sentimento e dell’immaginazione; contro il cosmopolitismo dei Lumi rivendicano con forza i caratteri peculiari d’ogni singolo popolo, quali si colgono nella lingua, nella cultura, nelle tradizioni storiche.

J. Fichte, nei ‘Discorsi alla nazione tedesca’, esortò i compatrioti a respingere il primato culturale francese e a prendere coscienza della propria individualità e nobiltà di nazione. Il termine nazione (che aveva colto la sua moderna accezione con la Rivoluzione francese, esaltando la lotta dei cittadini contro il potere assoluto dei sovrani), nell’età napoleonica e romantica, inclina all’accezione antica che esprimeva il radicamento nella terra, i rapporti di sangue, i vincoli della tradizione: si carica, così, d’una pericolosa ambiguità che renderà complessa tutta la storia dei movimenti nazionali dell’Ottocento.

I ‘Discorsi’ di Fichte ebbero profonda risonanza in Europa: ne fu profondamente attratta Madame de Stael, che espresse la propria ammirazione per il movimento romantico tedesco nel libro ‘De l’Allemagne’ (1810), sequestrato in Francia e distrutto dalla polizia. Quest’opera può essere indicata come l’esempio delle conclusioni liberali e progressiste cui pervenne l’opposizione a Bonaparte. Intorno a lei, infatti, si sarebbe raccolto un gruppo di intellettuali romantici che dall’opposizione all’Impero autoritario avrebbero tratto le premesse teoriche e pratiche del liberalismo europeo dell’Ottocento.

Al contrario, negli scritti di F.-A.-R. de Chateaubriand, e soprattutto nel ‘Genio del Cristianesimo’, possono cogliersi le testimonianze d’una professione romantica che dalle suggestioni del passato trasse conclusioni tanto antibonapartiste che controrivoluzionarie.

Negli strati medi della società la resistenza attiva contro il dispotismo napoleonico – e più latamente contro ogni assolutismo monarchico – si manifestò nelle società segrete che si diffusero in Europa. Il modello strutturale continuò ad essere offerto dalla Massoneria, ma sia negli schemi associativi che l’impianto culturale e i programmi politici variarono sensibilmente. Così può dirsi per la Carboneria, nata da uno scisma che distaccò alcuni gruppi dissidenti dalla Massoneria ufficiale asservita a Napoleone; così anche per le sette degli Adelfi e dei Filadelfi, movimenti militari costituzionali sorti nell’ambito della protesta contro l’autoritarismo napoleonico. La tedesca ‘Lega della Virtù’ ed altre sette diffuse in Spagna, in Grecia e in Russia si richiamavano ai principi della Rivoluzione francese ma ne esprimevano il messaggio con un linguaggio profondamente diversificato, che risentiva delle nuove esperienze maturate nel clima dell’Ottocento romantico, liberale e religioso.

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