L’arruolamento dei sudditi

Gli eserciti dell’inizio dell’Età moderna non erano però naturalmente composti solo da mercenari in quanto, anche se poco efficiente, esisteva comunque un sistema di arruolamento dei sudditi che rimase uguale a se stesso fino all’instaurazione della leva obbligatoria alla fine dell’Ottocento.

Legalmente, la maggior parte degli uomini validi appartenenti a tutte le classi, fra i quindici o i sedici e i sessant’anni di età, era soggetta a prestare servizio, con eccezioni regionali legate a questioni di mestiere e condizione civile: clero, magistrati, capi famiglia, domestici di famiglie nobili, ecc. I bandi di leva non riguardavano gli individui singoli, in quanto i governi ancora non disponevano di un controllo efficiente sui propri sudditi e non potevano perciò inviare delle chiamate individuali alle armi né tanto meno controllare l’identità di chi li presentava. La chiamata riguardava solo dei contingenti; in Spagna e in Svezia, ad esempio, era del 10% dei registrati come idonei. In tal modo era possibile a molti evitare l’arruolamento pagando dei sostituti o ricorrendo a cavilli di tipo giuridico, o ancora esercitando pressioni indebite sugli ufficiali arruolatori. Così, fatta eccezione per coloro che accettavano perché costretti o per senso dell’avventura o per convenienza, erano costretti ad arruolarsi gli individui che appartenevano agli strati sociali più poveri o che erano caduti in disgrazia presso qualche potente.

Pratica comune era quella di arruolare dei criminali, con l’obiettivo di svuotare le carceri. Gran parte di questi uomini, certamente dei pessimi soldati dal punto di vista della disciplina, erano destinati a presidiare le fortezze e a far parte delle milizie a tempo parziale, per lo più adibite alla difesa locale. Spesso, poiché percepivano paghe decisamente basse, si prestavano a fare qualche lavoro extra, sempre non ostacolando però il loro servizio. Più che di coscritti, possiamo parlare di forzati della leva.

Di fatto, quindi, la società scaricava l’onere della guerra su coloro che non potevano sfuggire al reclutamento o sugli stranieri. A coloro che venivano arruolati a forza rimaneva la possibilità di ricorrere alla diserzione, fenomeno peraltro molto diffuso e che alimentava le piaghe del brigantaggio e del vagabondaggio, tanto che i governi sapevano solo in modo molto approssimativo quanti fossero gli uomini realmente in servizio. In talune occasioni le diserzioni di massa assottigliavano i ranghi degli eserciti proprio poco prima delle battaglie, creando notevoli disagi.

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