L’apertura degli Stati Generali

L’apertura degli Stati Generali ebbe un’importanza centrale rispetto alla successiva evoluzione degli eventi…

Anche in Francia i riformatori avevano avanzato le loro proposte tendenti ad abolire le restrizioni che impedivano lo sviluppo delle risorse nazionali. Vi era la volontà di risanare il bilancio dello Stato facendo pagare l’imposta fondiaria alle classi privilegiate e intendevano favorire la libertà d’iniziativa e di commercio. Il più noto di questi programmi fu quello promosso da Turgot, di cui abbiamo parlato in precedenza. Il fallimento dei suoi progetti ebbe gravi conseguenze, in quanto i gruppi sociali interessati alle riforme e alla modernizzazione del sistema iniziarono ad abbandonare le speranze in una monarchia illuminata e cominciarono a riporle nel popolo, nella nazione.

Fu tuttavia la cosiddetta ‘reazione nobiliare’ a provocare la prima scintilla del grande incendio.
Nel corso del XVIII secolo la monarchia assoluta, nella sua opera riformatrice, aveva privato i nobili di molti dei loro privilegi, mentre lo sviluppo economico aveva parallelamente tolto agli aristocratici buona parte della loro ricchezza, mentre l’inflazione riduceva il valore delle rendite fisse e dei patrimoni terrieri. Costretti dalle difficoltà, i nobili tentarono di rispolverare i loro antichi diritti, contestarono le rivendicazioni delle comunità rurali e dei nuovi proprietari borghesi, cercarono di riconquistare le cariche ufficiali e le funzioni amministrative che la corona, negli ultimi decenni, aveva concesso ai parvenu (persona che si è arricchita rapidamente e che ha raggiunto un livello sociale molto superiore a quello di provenienza, del quale, tuttavia, conserva ancora la mentalità e i modi). Questa serie di rivendicazioni nobiliari provocarono l’ostilità dei ceti medi e dei contadini e contribuirono ad instaurare in clima pre-rivoluzionario.

Il dissesto finanziario fece precipitare gli avvenimenti. La guerra combattuta contro l’Inghilterra a fianco degli insorti americani aveva spinto il bilancio sull’orlo della bancarotta. Alla gravità della situazione finanziaria si aggiunse la crisi economica (crisi agricola violentissima, crebbe a dismisura il numero dei disoccupati affamati, che costituiranno uno degli elementi delle folle rivoluzionarie) che investì il paese negli anni 1788 e 1789, colpì le masse popolari e le rese particolarmente ricettive sul piano politico. La convergenza di eventi diversi preparava alle élites rivoluzionarie il sostegno dei ceti popolari e contadini.

In tale clima i nobili sollecitarono e quasi imposero al monarca la convocazione degli Stati Generali. Era questa l’antica assemblea dei rappresentanti dei tre Ordini o Stati, non più convocati dal 1614 per la volontà dei sovrani di Francia di sottrarsi ad ogni controllo. Compito dell’assemblea era stato, in passato, quello di deliberare in materia finanziaria; ma gli Ordini privilegiati, nella nuova situazione che si era creata, si ripromettevano una resa dei conti con la monarchia. Gli avvenimenti assunsero, invece, un corso del tutto imprevisto, giacché i rappresentanti del Terzo Stato, incoraggiati dall’atteggiamento del basso clero, strapparono ai ceti aristocratici l’iniziativa rivoluzionaria e si proclamarono Assemblea nazionale, arrogandosi il compito di dare alla Francia un nuovo ordinamento costituzionale.

Nell’imminenza della convocazione le assemblee locali promossero la stesura d’una serie di documenti che esprimevano le rimostranze, i desideri, le suppliche del popolo di Francia. La seduta inaugurale dell’Assemblea ci fu il 5 maggio 1789. Dopo la solenne cerimonia di apertura, prima di procedere ai lavori veri e propri, si dové affrontare una grave questione procedurale. Nelle deliberazioni si sarebbe dovuto votare per Ordine o per testa? Questione non di poca importanza questa, logicamente. I deputati del Terzo, di poco superiori di numero rispetto ai rappresentanti degli altri due Ordini presi nel loro insieme (578 contro 291 eletti del clero e 270 della nobiltà), chiedevano che le votazioni avvenissero per testa, un voto ogni singolo deputato; i rappresentanti dei due Ordini privilegiati volevano, invece, che si votasse per Ordine, a camere separate, secondo l’antico uso che assicurava in ogni caso la maggioranza agli Ordini privilegiati. La decisione si trascinò a lungo irrisolta, finché il Terzo Stato, con decisione unilaterale, si autoproclamò, in quanto rappresentanza della stragrande maggioranza dei Francesi, Assemblea nazionale, e giurò di non sciogliersi se non dopo aver dato alla Francia un nuovo ordinamento costituzionale (Giuramento della Pallacorda, 20 giugno 1789). Era già questa una presa di posizione altamente rivoluzionaria, gravida di conseguenze. Vanamente il re, sospinto dalla corte, dichiarò nulle le decisioni prese dai deputati del Terzo. Di fronte alla loro fermezza gli Ordini privilegiati finirono per piegarsi accettando di unirsi ai rappresentanti della borghesia. Questa fu la capitolazione che segnò l’inizio del nuovo corso nella storia di Francia.

Gli Stati Generali si trasformarono in Assemblea nazionale costituente (9 luglio 1789): un’assemblea di deputati con diritto di voto individuale sostituiva la vecchia assemblea feudale. Fu proprio questo il segnale che la fine dell’assolutismo e dell’antico regime era ormai arrivata, la prima testimonianza della sovranità popolare moderna.

Nelle tormentate vicende della Rivoluzione francese si possono distinguere tre fasi:
. monarchico-costituzionale (1789-1792), a prevalenza borghese;
. repubblicano-democratica (1792-1794), fondata sull’alleanza tra borghesia avanzata e forze popolari sanculotte;
. repubblicano- moderata (1794-1799), che assicura ai gruppi di centro il definitivo trionfo;

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