L’analisi marxiana del capitalismo

Marx applicò la propria concezione della storia – di cui abbiamo ampiamente dato conto in articoli precedenti – alla società e al sistema economico del suo tempo con l’intento di individuare le leggi di movimento proprie dell’economia capitalista, e poter di conseguenza identificare le contraddizioni esistenti nel sistema tra le forze della produzione e i rapporti di produzione. Il suo vero interesse è dunque rivolto alle tendenze di lungo periodo del sistema economico, e suo premura è sempre quella di collocare situazioni a lui contemporanee in un contesto storicamente più ampio.

Nella sua analisi del capitalismo giunge ad enunciare alcuni principi riconosciuti come “leggi marxiane” e che sono considerati da alcuni marxisti con la stessa venerazione con la quale alcuni economisti ortodossi considerano le leggi della domanda e dell’offerta. Queste leggi includono: la formazione di un esercito industriale di riserva composto dai disoccupati, la caduta tendenziale del saggio di profitto, le crisi economiche ricorrenti, la progressiva concentrazione industriale in un numero sempre più piccolo di imprese e l’impoverimento progressivo del proletariato.

Marx, nell’analizzare l’apparato economico del capitalismo, utilizza gli strumenti analitici fondamentali dell’economia politica classica, e questo lo porta ad accogliere le seguenti ipotesi di lavoro:
– una teoria del costo del lavoro per spiegare i prezzi relativi
– la neutralità della moneta
– rendimenti costanti nella manifattura
– rendimenti decrescenti nell’agricoltura
– un sistema di mercati operanti in regime di concorrenza perfetta
– un concetto di uomo economico razionale e calcolatore
– una versione riadattata della dottrina del fondo-salari

Tale impostazione lo rende molto vicino alla teoria economica ricardiana. La differenza tra Marx e Ricardo non scaturisce affatto da differenze nei loro modelli analitici di base, ma deriva da una diversità esistente a livello ideologico. Essendo Marx un critico del capitalismo, lo esaminò con l’intento di trovarne errori e contraddizioni, mentre Ricardo, che fondamentalmente accettava il sistema capitalistico, lo esaminò constatando l’esplicarsi armonico del processo economico. In entrambi i modelli il ruolo dell’attore protagonista spetta al capitalista: sono la sua strenua ricerca del profitto e il suo modo di reagire alla variazione del saggio di profitto a spiegare gran parte della dinamica del sistema. Ma laddove i capitalisti nel sistema marxiano agiscono razionalmente in vista del proprio interesse, e così facendo non fanno altro che preparare la propria distruzione, nel sistema ricardiano i medesimi soggetti, nel seguire il proprio interesse, in realtà non fanno altro che promuovere il bene comune.

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