La speranza per l’unità italiana: il Piemonte

Il Piemonte, la speranza per un futuro migliore.

La sistemazione politica e territoriale data al nostro Paese dal Congresso di Vienna fece della monarchia asburgica la principale nemica dell’indipendenza e del raggiungimento dell’unità territoriale, per cui fu immediatamente chiaro a tutte le correnti politiche che l’eliminazione del dominio austriaco era il presupposto essenziale per il rinnovamento politico dell’Italia e per aprire finalmente nuovi orizzonti. Le sorti dell’Italia furono decise soprattutto dalle grandi potenze, le quali agirono in merito sulla base dei propri interessi territoriali; l’attività diplomatica degli Stati italiani, in particolare quella dei diplomatici pontifici, sabaudi e borbonici, sebbene rilevante in qualche sporadico momento delle trattative, non ebbe una funzione decisiva ai fini delle risoluzioni. Ancora una volta, dunque, il popolo italiano dovette piegarsi alle decisioni di sovrani e statisti stranieri.

Tuttavia, lo sviluppo sociale e culturale iniziato in Italia nel Settecento aveva radici troppo profonde e un’estensione troppo vasta per poter essere arrestato in modo definitivo da forze esterne, per quanto queste fossero potenti. La sistemazione del nostro Paese compiuta al Congresso di Vienna da pochi abilissimi diplomatici fu quindi uno dei punti più deboli della sistemazione generale dell’Europa. L’Italia, in effetti, partecipò attivamente a tutte le ondate rivoluzionarie che si scatenarono nella prima metà del secolo XIX, e proprio la formazione del regno d’Italia negli anni 1859-1861 fu la prima modificazione di grande entità apportata alla carta geografica dell’Europa stabilita a Vienna. Il grande rafforzamento del predominio austriaco in Italia rispetto al secolo XVIII attuato nel 1814-1815 fece della monarchia asburgica, come detto, la nemica per eccellenza rispetto all’ottenimento di una integrale autonomia territoriale.

Di fatto tutti gli Stati italiani, a eccezione del Piemonte, erano strettamente legati all’Austria da precisi impegni diplomatici, oltreché da innumerevoli vincoli dinastici. Solo il Piemonte aveva la concreta possibilità di condurre una propria politica autonoma, e proprio per questo rappresentava forse quell’unico ostacolo all’assoluto e incontrastato predominio dell’Austria sull’Italia, tanto più che esso era fomentato e protetto dal meccanismo dell’equilibrio europeo che aveva visto la sua nascita all’interno del Congresso di Vienna. Ecco dunque il Piemonte assumere per forza di circostanze una funzione anti-austriaca, anche se questa fu a ben guardare limitata per molto tempo dall’orientamento piuttosto reazionario dei sovrani di casa Savoia, decisi a collaborare strettamente con gli Asburgo per quanto concerneva la repressione di ogni movimento di stampo liberale.

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