La Seconda Battaglia di El Alamein

23 Ottobre 1942, Seconda guerra mondiale: inizia la Seconda Battaglia di El Alamein.

Ad El Alamein, in Egitto, le forze britanniche diedero il via ad una grande offensiva contro le forze dell’Asse. Lo scontro vide fronteggiarsi le forze dell’Asse dell’Armata Corazzata Italo-Tedesca, comandate dal feldmaresciallo Erwin Rommel, e l’Ottava Armata Britannica, comandata dal generale Bernard Law Montgomery.

Giugno 1942: in Africa tutto era stato predisposto per la nuova offensiva italo-tedesca. Guidate da Rommel, le divisioni dell’Asse conquistarono Tobruk, unico importante porto della Cirenaica, dopo diciassette mesi di occupazione britannica, infliggendo all’VIII Armata Inglese la perdita di 5 generali, 30000 uomini e migliaia di tonnellate di carburante, viveri, munizioni e materiale bellico. Rommel insistette allora presso Hitler perché venisse rinviata la presa di Malta e tutte le energie fossero concentrate per sostenere l’avanzata della sua Armata verso Alessandria, approfittando del caos totale in cui versava l’esercito avversario.

Il Führer, spinto dai brillanti successi di Rommel, convinse allora Mussolini a sospendere l'”Operazione C3″ (assalto all’isola di Malta), ma non accolse tuttavia le richieste sull’invio di nuove truppe (fu inviata solo la 164ª divisione di supporto), decretando nei fatti la condanna all’annientamento dell’Asse in Nordafrica.

Per tutto luglio, in quella conosciuta come la Prima Battaglia di El Alamein, si susseguirono attacchi dell’Asse e contrattacchi britannici, nessuno dei quali decisivo, e senza un chiaro vincitore. La battaglia di El Alamein finì in stallo. Tuttavia, dal punto di vista strategico, l’arresto dell’avanzata delle truppe dell’Asse verso l’Egitto viene ancora oggi considerato dalla storiografia come un successo britannico.

Il fronte di El Alamein si andava consolidando ma, mentre l’VIII Armata continuava a ricevere rinforzi, l’Asse, al contrario, si andava indebolendo. Alla metà di agosto Rommel decise comunque di riprendere l’iniziativa, prima che il nemico potesse consolidare ancora di più le sue già solide difese.

L’azione fu diretta verso Alam el Halfa, ma mostrò subito i suoi limiti: il 7 settembre le forze dell’Asse dovettero ritornare battute ai punti di partenza, dopo aver inferto e subito perdite pressapoco uguali. Ormai non restava che fortificare le proprie posizioni, in attesa dell’inevitabile contrattacco britannico e dei rinforzi promessi dai quartieri generali dell’Asse.

Montgomery adottò, in previsione dell’imminente offensiva, una soluzione semplice: gli Alleati ad El Alamein non avrebbero combattuto, come si era fatto in precedenza, nel tentativo di cercare ed annientare i carri nemici, ma si sarebbero dovuti creare dei corridoi sufficientemente larghi lungo i campi minati, in modo tale da conquistare lo spazio necessario per permettere alle divisioni corazzate di far valere la propria superiorità.

La battaglia ebbe dunque inizio con l’offensiva generale britannica (nome in codice: “Operazione Lightfoot”), e continuò per diversi giorni, caratterizzata da intensi combattimenti dall’esito alterno che provocarono pesanti perdite per entrambe le parti.

L’Armata Corazzata Italo-Tedesca del feldmaresciallo Rommel venne costretta a ripiegare con i pochissimi mezzi rimasti, di fronte alla netta superiorità numerica e materiale britannica. Interi reparti dell’Asse, soprattutto italiani, furono costretti alla resa perché sprovvisti di veicoli a motore. Il ripiegamento venne inoltre ritardato dagli ordini di Adolf Hitler, che imponevano una resistenza estrema sul posto, nonostante il parere contrario del feldmaresciallo Rommel.

La vittoria britannica in questa battaglia segnò il punto di svolta nella campagna del Nordafrica, che si concluderà nel maggio 1943 con la resa definitiva delle forze dell’Asse in Tunisia.

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