La scoperta dell’infanzia e della famiglia

Come veniva concepita l’infanzia nei secoli precedenti al nostro? E la famiglia?
Vediamo adesso di trattare uno dei temi che sovente viene relegato ai margini dei racconti storici che sono soliti propinarci entro gli ambienti di formazione accademica e culturale; per farlo, ci rifacciamo all’opera pubblicata nel 1960 da Philippe Ariès, che è stato un importante storico francese, medievalista e storico della famiglia e dei costumi sociali. Il testo cui sto facendo riferimento è: “Padri e figli nell’Europa medievale e moderna”.

In questo libro, Ariès ha inteso studiare le caratteristiche della famiglia moderna e individuarne la genesi ed i caratteri originali. In questo suo studio egli attacca la tesi diffusa che la famiglia fosse il fondamento antico della nostra società, e che, a partire dal XVIII secolo, il progresso dell’individualismo liberale (viene definita individualistica qualunque posizione che conferisca all’individuo un valore preminente rispetto alla comunità di cui egli è membro. È individualistica la concezione giusnaturalistico-liberale (che ha i suoi massimi esponenti in Locke e in Kant), per la quale il singolo, in quanto persona, ha un valore assoluto, prima e indipendentemente dai rapporti di interazione con i suoi simili (➔ giusnaturalismo). In tale prospettiva il singolo individuo è superiore alla società di cui entra a far parte, e lo Stato è solo il risultato di un accordo o contratto stipulato fra i singoli individui (➔ contrattualismo). Lo Stato, quindi, non è una persona reale, ma solo una somma di individui, ciascuno dei quali deve avere una propria sfera di libertà – definizione data dalla Treccani) la avesse scompaginata e indebolita. In quest’ottica, la storia dei secoli XIX e XX sarebbe la storia di una totale decadenza: il moltiplicarsi dei divorzi, il cedimento dell’autorità maritale e paterna non sono altro che segni di ciò.

Rovesciando questa lettura tradizionale della struttura familiare, l’autore è giunto alla conclusione che essa occupa un posto di tutto rilievo nel mondo contemporaneo: a suo parere il sentimento della famiglia è una delle grandi forze del nostro tempo; perciò egli, guardando al passato, ha cercato di stabilire se il sentimento della famiglia non sia una conquista relativamente recente, che risale a quando, liberatasi sia dalla componente biologica che di quella giuridica, è divenuta un valore, un campo di espressione, una fonte di emozioni. Ed è proprio per questo che l’autore affronta il problema dei sentimenti familiari. “L’esperienza della rivoluzione demografica moderna ci ha rivelato la parte che ha il bambino in questa tacita storia. Sappiamo che il sentimento dell’infanzia e quello della famiglia sono in relazione; abbiamo ragione di supporre che fosse così anche in tempi lontani e di cercare in ognuno dei due sentimenti un sussidio per la valutazione dell’altro. Perciò li studieremo insieme”.

Punto di partenza di questa ricerca è quindi lo studio del sentimento dell’infanzia. Ariès ripercorre la lunga strada attraverso la quale, in un processo che si delinea in modo sempre più chiaro tra il XV e il XVII secolo, vengono riconosciute al bambino (che il Medioevo considerava un uomo in miniatura, destinato a venir assorbito dalla società degli adulti appena poteva essere sottratto alle costanti cure della madre) quelle particolari caratteristiche e quelle attenzioni che costituiscono appunto il sentimento dell’infanzia. Il progressivo attaccamento all’infanzia si manifesterà attraverso una serie di tappe: il bambino, prima pressoché ignorato, fra il Cinquecento e il Seicento diviene oggetto di una tenerezza espressa senza riserve o pudori, poi, in un processo che trova il suo compimento nel Settecento, suscita un interesse di natura psicologica e di ordine morale. Ci si preoccupa di tutto ciò che riguarda i figli, dalla loro educazione alla loro salute.

Concludo questo articolo con un’altra citazione dello stesso Ariès, per rinviare al prossimo un approfondimento ulteriore del tema: “I bambini così come sono, la famiglia così com’è oggi, con le sue pene e le sue gioie quotidiane, sono emersi da una condizione dominata dall’abitudine per elevarsi fino alle zone più luminose della coscienza. Il gruppo di genitori e figli, felici nella loro solitudine, estranei al resto della società, non è più la famiglia del Seicento, aperte al mondo invadente degli amici, clienti, servitori: è la famiglia moderna”.

Precedente Rousseau e la scoperta del sentimento Successivo Nuovi modi di vivere e di sentire