La Santa Alleanza

Le deliberazioni formulate all’interno del Congresso di Vienna si fondavano sull’accordo incrollabile delle quattro potenze che avevano condotto la guerra contro Napoleone, vincendola. Nel settembre del 1815, quando i lavori del Congresso erano ormai conclusi, ci fu la sensazione condivisa che un’iniziativa dello zar potesse aprire un nuovo orizzonte alla politica europea. Alessandro aveva, infatti, rivolto un appello diretto a tutti i governi affinché questi contraessero un’alleanza fondata sui principi della carità cristiana, della giustizia, della pace. I sovrani che avessero aderito a questa Santa Alleanza – ispirata alle verità insegnate dalla religione di “Cristo Dio Salvatore” – avrebbero in sostanza dovuto considerarsi fratelli, e avrebbero governato i popoli come veri e propri padri di famiglia dinanzi ai propri figli. La base della loro politica non doveva esser più costituita dalla valutazione degli interessi, ma dai principi dell’eterna religione.

Il trattato fu sottoscritto dallo zar, dall’imperatore d’Austria, dal re di Prussia e restava comunque aperto all’adesione degli altri Stati: gli Inglesi rifiutarono il loro consenso sia perché avversi, per principio, alle nebulose affermazioni ideologiche delle quali era intessuto il testo del trattato sia per timore che l’alleanza servisse a nascondere il proposito dello zar di ottenere la libertà di manovra nei Balcani. Né volle aderirvi il papa, nettamente contrario ad un accordo che accomunava nello stesso insieme cattolici, luterani e ortodossi. Gli altri Stati europei, a cominciare dalla Francia, dettero il loro assenso. Spettò, tuttavia, a Metternich la trasformazione della Santa Alleanza in un’organizzazione internazionale a servizio della reazione. L’Alleanza divenne così una sorta di guardia armata dell’assetto predisposto a Vienna.

Il 20 novembre 1815 Metternich, alterando scaltramente il pensiero dello zar, ottenne che Austria, Prussia, Russia, Inghilterra sottoscrivessero un patto (la Quadruplice Alleanza) nel quale si impegnavano ad unire le loro forze per contrastare ogni tentativo rivoluzionario in Europa. L’attenzione che il cancelliere austriaco esigeva sui problemi dell’assetto interno dei singoli Stati rivelano che il concerto europeo aveva ormai imboccato una traiettoria inequivocabilmente conservatrice.

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