Il trattato fu sottoscritto dallo zar, dall’imperatore d’Austria, dal re di Prussia e restava comunque aperto all’adesione degli altri Stati: gli Inglesi rifiutarono il loro consenso sia perché avversi, per principio, alle nebulose affermazioni ideologiche delle quali era intessuto il testo del trattato sia per timore che l’alleanza servisse a nascondere il proposito dello zar di ottenere la libertà di manovra nei Balcani. Né volle aderirvi il papa, nettamente contrario ad un accordo che accomunava nello stesso insieme cattolici, luterani e ortodossi. Gli altri Stati europei, a cominciare dalla Francia, dettero il loro assenso. Spettò, tuttavia, a Metternich la trasformazione della Santa Alleanza in un’organizzazione internazionale a servizio della reazione. L’Alleanza divenne così una sorta di guardia armata dell’assetto predisposto a Vienna.
Il 20 novembre 1815 Metternich, alterando scaltramente il pensiero dello zar, ottenne che Austria, Prussia, Russia, Inghilterra sottoscrivessero un patto (la Quadruplice Alleanza) nel quale si impegnavano ad unire le loro forze per contrastare ogni tentativo rivoluzionario in Europa. L’attenzione che il cancelliere austriaco esigeva sui problemi dell’assetto interno dei singoli Stati rivelano che il concerto europeo aveva ormai imboccato una traiettoria inequivocabilmente conservatrice.