La rivolta fu sanguinosamente domata e cominciò per il Paese il processo di russificazione. Eloquente testimonianza di quanto avvenne è un testo (intitolato “Il Catechismo”) contenuto all’interno del libro scritto da Valentin Gitermann, “Storia della Russia”. La pagina tratta proprio del Catechismo che l’Imperatore volle imporre ai suoi sudditi polacchi. La religione fu intesa come “instrumentum regni”; ma il proposito dello zar Nicola di valersene per tener soggiogati i Polacchi fu vanificato anche dalla diversità della confessione religiosa, che faceva del clero cattolico il naturale nemico dello zar ortodosso e il naturale alleato del sentimento patriottico nazionale.
Questo un estratto del testo:
“Domanda – In che consiste la venerazione verso l’Imperatore, e in qual modo essa si manifesta?
Risposta – Con la devozione più cieca nelle parole, nel contegno, nel comportamento, nei pensieri, nelle azioni.
Domanda – Che specie di obbedienza gli dobbiamo?
Risposta – Completa, passiva e illuminata in ogni senso.
Domanda – In che consiste la fedeltà che dobbiamo all’Imperatore?
Risposta – Nell’eseguirne gli ordini nella maniera più precisa e senza discussione, e nel compiere volenterosamente
e senza mormorare i doveri che abbiamo verso di lui.
Domanda – Come deve considerarsi in relazione a Dio la mancanza di venerazione e di fedeltà verso l’Imperatore?
Risposta – Come il peccato più orribile e il misfatto più spaventoso.
Domanda – In qual tempo ha cominciato ad aver vigore l’usanza di pregare l’Onnipotente per la felicità del Sovrano?
Risposta – Il costume della preghiera per l’Imperatore è antico quanto il cristianesimo; esso è per noi l’eredità
più preziosa e il dono più caro, di cui dobbiamo esser grati al passato”.