La rivoluzione dei trasporti

La distribuzione delle merci nelle quantità sempre più imponenti richieste dal mercato (a seguito delle ingenti ricchezze presenti in quel preciso istante nei porti europei) veniva ostacolata dalla difficoltà dei traffici e dei trasporti. Le vie di comunicazione ed i mezzi di trasporto dell’epoca erano, a ben guardare, lenti ed inadeguati: il sistema stradale consentiva lo spostamento di merci in quantità minime; la navigazione marittima si era da tempo standardizzata su carichi non superiori alle 100 tonnellate e, per quanto riguarda il movimento fluviale, vigeva ancora il trasporto su chiatte.

La rivoluzione dei trasporti che avvenne durante il XIX secolo introdusse l’applicazione di nuove energie (carbone, vapore) e nuovi materiali (ferro, ghisa, acciaio) a veicoli che sino a quel momento avevano utilizzato soltanto la forza animale o le energie eolica e idrica. Si aprì così l’era delle ferrovie, delle navi a vapore, del telegrafo. Nacque, ad opera dell’americano Fulton, il primo piroscafo, che attraversò l’Atlantico nel 1819; l’inglese Stephenson costruì nel 1814 la prima locomotiva a vapore, cui sarebbe seguita pochi anni dopo, nel 1825 per esser precisi, l’inaugurazione della tratta ferroviaria tra Stockton e Darlington. La rapidissima ed incredibile diffusione di questi nuovi mezzi di comunicazione testimonia la presenza di una dimensione economica profondamente mutata. Le distanza sembrano annullarsi, non esser più un ostacolo, si infittiscono di conseguenza i rapporti non solo economici tra i vari paesi, merci e manufatti penetrano in mercati nuovi, incrinando nelle regioni più povere il regime dell’autoconsumo. Intorno alla metà del secolo l’Inghilterra e l’Europa centro-occidentale sono coperte da un fitto intreccio di strade ferrate; contemporaneamente le rotte oceaniche cominciano ad esser percorse da grandi battelli di ferro azionati da ruote o da eliche, adibiti al traffico di passeggeri e alle comunicazioni postali. D’altra parte la richiesta sempre più forte di locomotive, vagoni, rotaie, scafi in ferro e macchine navali dette un importante impulso all’industria siderurgica e a quella meccanica: l’industria pesanti finì per superare in importanza la stessa industria tessile.

Accanto alla locomotiva, l’altro grande simbolo della rivoluzione delle comunicazioni (e dei trasporti, di conseguenza) e dell’annullamento delle distanze fu dato dal telegrafo. L’americano Samuel Morse, avvalendosi degli studi sull’elettricità condotti durante il Settecento, intuì mirabilmente che era possibile provocare a distanza, chiudendo un circuito elettrico, lo spostamento immediato di un ago magnetico, e che da questo spostamento poteva derivare un codice di linguaggio. Era l’avvento del telegrafo che rese brevissimi i tempi per le comunicazioni da un punto all’altro del mondo, e in tal modo divenne strumento indispensabile per la Borsa, la banca, il giornalismo, il grande commercio internazionale e anche per le operazioni militari.

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