La ‘Rivoluzione atlantica’

Decisamente interessante il punto di vista sulla Rivoluzione francese espresso dallo storico Jacques Godechot, nato nella Lorena ancora occupata dalla Germania dopo la sconfitta francese del 1870, e che da subito ebbe un in sé un vivo interesse dal punto di vista culturale per l’avvenimento storico per eccellenza agli occhi degli occidentali. Espresse i suoi giudizi in merito nel suo testo del 1956, ‘La Grande Nazione’, dove cominciò ad introdurre il fondamento della sua teoria, tesa ad estendere gli avvenimenti della Rivoluzione francese sia nel tempo che nello spazio secondo la sua teoria storiografica della ‘Rivoluzione atlantica’.

A giudizio di Godechot la Rivoluzione francese non fu un fatto isolato, come invece lo videro gli storici dell’Ottocento, bensì l’aspetto saliente di un più vasto fenomeno rivoluzionario, che investì i paesi dell’area europeo-americana o, come suol dirsi, atlantica, tra la fine del secolo XVIII e l’inizio del XIX. In tal senso, non si può restar colpiti dalla successione rapida delle rivoluzioni tra il 1763 e il 1848.

Ma quali furono le ragioni che determinarono queste rivoluzioni politiche a catena, destinate a provocare una profonda rivoluzione economica, industriale, agricola, sociale? Lo storico indica varie componenti: le nuove idee bandite dagli illuministi, lo squilibrio delle strutture sociali, la congiuntura economica (rialzo dei prezzi, diminuzione del potere di acquisto per l’operaio, l’artigiano e il lavoratore agricolo a giornata, crisi degli approvvigionamenti in conseguenza di cattivi raccolti), la continua crescita della popolazione (rivoluzione demografica).

In alcuni paesi (Russia, Prussia, Austria, ma anche Spagna), i sovrani illuminati, sostenuti da quella parte dell’aristocrazia vicina ai filosofi, si sforzarono di risolvere i problemi posti dalla rivoluzione demografica e dalla congiuntura economica procedendo sulla via delle riforme; ma ciò non si verificò nell’Europa occidentale e in America, ove le classi aristocratiche e quelle borghesi erano ormai orientate verso il liberalismo politico, cioè intendevano avere parte nel governo dei rispettivi paesi. Su questa via, ossia quella della Rivoluzione, la borghesia trovò alleate le classi popolari, che fornirono la massa d’urto indispensabile per condurre positivamente la Rivoluzione stessa.

La tesi della ‘Rivoluzione atlantica’ ha sollevato diverse obiezioni e riserve. Soprattutto G. Lefebvre e A. Soboul hanno posto in evidenza il pericolo di stemperare in un contesto rivoluzionario di così ampia portata le caratteristiche peculiari della Rivoluzione francese, di allinearla ad altri moti che conservano caratteri regionali e si muovono soprattutto in un ambito politico diverso, sostanzialmente moderato.

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