La Restaurazione in Italia: il regno dei Savoia

Nell’ampio quadro delle monarchie restaurate, quella dei Savoia si distinse per il suo carattere retrivo, contrario ad ogni istanza di progresso. Vittorio Emanuele I (1759-1824), tornando sul trono, provvide ad allontanare dagli uffici e dall’esercito tutti coloro che avevano collaborato precedentemente con i Francesi, sostituendoli con i vecchi funzionari sopravvissuti alla bufera napoleonica. Venne addirittura abolito il Codice napoleonico. Furono inoltre reintrodotti la legislazione pre-rivoluzionaria, nonché i vecchi e retrogradi sistemi giudiziari, compresa la frusta e i tratti di corda. Fu ripristinato il foro ecclesiastico, furono riammessi i Gesuiti (la Compagnia di Gesù è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questo ordine di chierici regolari, detti Gesuiti), fu restituito il clero il monopolio dell’istruzione. Con la legislazione oppressiva nei riguardi degli Ebrei e dei Valdesi delle valli alpine, lo Stato sabaudo assunse un carattere dichiaratamente confessionale. Queste misure condannavano il paese ad un pericoloso isolamento rispetto al mondo circostante (Francia, Svizzera, lo stesso Lombardo-Veneto) col conseguente arresto dello sviluppo economico e sociale avviato dal governo francese.
Le barriere doganali interne stabilite tra la Liguria e il Piemonte colpirono lo sviluppo di Genova e le sue attività commerciali e marinare, rendendo più complicato l’inserimento dei nuovi sudditi nel regno. Queste furono le premesse del prossimo sorgere in Liguria delle società segrete (degli Adelfi, dei Federati, dei Carbonari), alle quali si accostarono esponenti del patriziato subalpino, ufficiali dell’esercito, ceti borghesi cittadini.

Unico elemento capace di guadagnare alla corona qualche consenso nel paese fu la tradizionale avversione della casa dei Savoia nei confronti degli Asburgo: essa aspirava infatti ad estendere la propria influenza verso la Pianura padana ai danni della stessa Austria, padrona da un secolo della Lombardia. Il sentimento anti-austriaco era condiviso e portato avanti dalla nobiltà, da diverse fazioni dell’esercito, e dalla borghesia subalpina.

Nella generale arretratezza del regno sabaudo spiccava la vivace società genovese. Con l’annessione di Genova era entrato a far parte dei domini regi uno Stato con una tradizione assi diversa da quella del Piemonte, con una nobiltà che ormai inclinava alla banca ed ai traffici, con una borghesia attiva, animata da tradizioni repubblicane, con una massa popolare dedita alle attività marinaresche e portuali, caratterizzata da un forte patriottismo municipale.

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