La Repubblica cisalpina e romana

Analizziamo adesso la nascita della Repubblica cisalpina e della Repubblica romana nel 1798 e nel 1799.

Nel 1798 gli esponenti militari del Direttorio, rafforzati dal colpo di Stato del fruttidoro, promossero le offensive che investirono nel febbraio lo Stato pontificio e nel marzo la Svizzera. Nascevano la Repubblica romana e la Repubblica elvetica. Nel maggio salpava da Tolone la flotta che avrebbe trasportato un’armata in Egitto. Gli equilibri concordati a Campoformio (il Trattato rappresentò il collasso della Prima coalizione antifrancese e la conclusione vittoriosa della prima campagna d’Italia del generale Bonaparte. Una conseguenza di questo trattato fu la fine della Repubblica di Venezia. Lo stato veneto veniva infatti ceduto, insieme all’Istria e alla Dalmazia, all’Arciducato d’Austria, che, in cambio, riconobbe la Repubblica cisalpina. Alla Francia andavano inoltre tutte le isole Ionie (Corfù, Zante, Cefalonia, ecc.). Nel trattato si stabiliva anche il nuovo assetto generale del Sacro Romano Impero particolarmente per quel che riguardava gli stati germanici sulla riva sinistra del Reno che sarebbero dovuti passare sotto il dominio francese) crollavano e, dinanzi alla minaccia che ormai investiva il Mediterraneo meridionale, le potenze si unirono alla Seconda coalizione. All’Inghilterra, all’Austria e alla Russia si unirono, questa volta, la Turchia e il regno di Napoli. Nei primi mesi del 1799, con la proclamazione della Repubblica napoletana (gennaio), con l’annessione del Piemonte (febbraio) e cin l’occupazione militare del granducato di Toscana (marzo), il controllo della penisola era pressoché completo; ma, tanto nel Nord che nel Centro e nel Sud, le popolazioni sanguinosamente insorgevano. Favoriti dalla guerra civile, nel corso della primavera e dell’estate 1799 gli Austro-Russi della Seconda coalizione riuscirono a battere ripetutamente i Francesi e a stabilire in Italia una sorta di interregno.

La storia delle repubbliche giacobine si colloca entro questo drammatico quadro.
Nella Cisalpina si manifestò una vivace attività intellettuale e politica che interessò strati anche profondi dell’opinione e che è documentata da una ricchissima pubblicistica, dai dibattiti dei circoli, delle società popolari, delle assemblee parlamentari. La classe dirigente cisalpina – ligia al Direttorio parigino – dovette fronteggiare l’agguerrita opposizione di un vasto fronte nel quale ai patrioti radicali si unirono anche esponenti del patriziato e del mondo intellettuale. Poiché la protesta rivendicava l’autonomia e la sovranità della Repubblica nei confronti della Grande Nazione, i Francesi non esitarono a chiudere i clubs e le società popolari, a censurare la stampa. Giunsero ad emarginare dall’attività politica gli esaltati e a incardinare nel governo gli esponenti della borghesia moderata, i patrizi illuminati, i rappresentanti della rendita terriera ai quali garantivano la pace sociale e una certa modernità nell’organizzazione dello Stato.

Anche a Roma la Repubblica, proclamata il 15 febbraio 1798 da un piccolo gruppo di patrioti, fu appoggiata dalla protettrice vicinanza delle armi francesi. Il papa abbandonò la città; il personale del governo rivoluzionario fu costituito dai rappresentanti della vecchia Italia patrizia ed ottenne il gradimento del Direttorio parigino. La Costituzione accettata dai Romani fu quella francese dell’anno III e l’opera legislativa della Repubblica fu scarsa ed ostacolata dagli interventi francesi tendenti a tutelare privilegi ed interessi dei ceti medi e borghesi.

Il governo della ‘giacobina repubblica romana’ fu sostenuto, come quello della Cisalpina, del resto, da considerevoli gruppi di borghesia terriera, commerciale e professionista, da molti componenti del basso clero, da qualche rappresentante dell’aristocrazia illuminata. Le masse popolari non manifestarono, nei primi mesi, ostilità alla Repubblica. La tesi della disponibilità popolare appare così confermata. Le insorgenze furono un fenomeno marginale. Soltanto quando alle sobillazioni reazionarie si aggiunse la sistematica opera di spoliazione delle autorità francesi, e quando la paralisi legislativa rivelò l’involuzione moderata del governo, le insorgenze divennero un fenomeno paurosamente generalizzato e si conslusero, negli ultimi giorni della Repubblica, nel sangue e nelle stragi.

Precedente Le repubbliche sorelle in Europa Successivo La Repubblica napoletana