La politica economica di Napoleone

Un aspetto sul quale solitamente non ci si sofferma con grande attenzione è quello relativo alle misure di politica economica che Bonaparte attuò in Francia durante il suo regno. Essa fu gestita prevalentemente dalla guerra e dalle sue necessità. Così, se, almeno teoricamente, si concedeva allo Stato la sola funzione di rimuovere gli ostacoli e di creare le condizioni per un mercato interno auto-regolato e basato sull’iniziativa personale e la concorrenza, nella pratica le condizioni economiche della Francia richiesero che lo Stato si assumesse compiti sempre più impegnativi per rispondere alle esigenze dei manifatturieri e dei commercianti e per arginare la concorrenza straniera.

Le numerose guerre, e soprattutto il Blocco, ebbero conseguenze complesse sia per l’economia francese che per quella europea: produssero, in Francia, il declino di alcune industrie tradizionali, come ad esempio quella del lino e della canapa; ma altre, soprattutto quella cotoniera, si ingrandirono e si modernizzarono per il venir meno della concorrenza inglese. Possiamo dunque dire che Parigi affermò il suo primato come centro bancario e capitale del cotone del paese. Allo stesso modo, il Blocco continentale, se colpì gravemente i grandi porti del Mediterraneo e dell’Europa settentrionale, permise a molte aree considerevoli vantaggi per la fine della concorrenza dei prodotti inglesi. In un certo qual senso, il Blocco continentale favorì lo sviluppo delle industrie in grado di approfittare della protezione fornita dalle nuove misure e di competere validamente fuori dalle frontiere dell’Impero con i produttori francesi.

I metodi di Napoleone (come ci viene puntualmente comunicato dallo storico inglese Stuart Woolf) per incentivare le manifatture e il commercio nazionali erano caratteristicamente spicci e autoritari. Egli considerava la pressione politica e l’intervento legislativo armi appropriate per mezzo delle quali il commercio francese avrebbe rimpiazzato le colonie perdute con i mercati interni dell’Europa continentale. In sostanza tentò di dare al commercio una disciplina simile a quella applicata in ambito militare. Gli Stati compresi nella sfera d’influenza della Francia dovevano essere convinti a offrire un trattamento preferenziale alle merci francesi mentre si erigevano barriere doganali per proteggere le manifatture francesi dalla concorrenza inglese. Diverse leggi doganali erano state promulgate. Lo scopo immediato era quello di estendere la guerra di terra e di mare contro l’Inghilterra alla sfera industriale e commerciale, sebbene il fine ultimo fosse quello di mettere la Francia in grado di prendere il posto dell’Inghilterra come laboratorio e officina del continente. Questi erano i principali obiettivi di politica economica cui voleva attendere Napoleone.

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