La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale

Con Regio Decreto 14/01/1923 n. 3 (Istituzione di una Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), convertito in Legge 17/04/1925 n. 473, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (poi convertito in legge il 17 aprile 1925), entrato in vigore dal 1º febbraio successivo, viene fondata la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.

La MVSN fu un’istituzione propria del regime fascista sorta con lo squadrismo e riconosciuta legalmente nel 1923. Questa doveva provvedere in concorso coi corpi armati della sicurezza pubblica e con l’esercito a mantenere nell’interno l’ordine pubblico, preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel mondo. Comprendeva la milizia ordinaria, la milizia coloniale e le milizie speciali. La milizia ordinaria, organizzata in legioni, coorti e centurie, aveva carattere territoriale. Diverse unità della MVSN parteciparono alle operazioni belliche interne alle guerre Italo-Abissina e di Spagna. Durante la Seconda guerra mondiale, a ogni divisione dell’esercito fu as­segnato un battaglione della milizia. Vi erano inoltre delle milizie speciali: confinaria, ferroviaria, forestale, portuaria, postelegrafonica, stradale, universitaria. Nel 1930 furono istituite la milizia per la difesa contraerea territoriale e la milizia artiglieria marittima.

La MVSN scaturì dalla passione insurrezionale con la missione di perpetuare le virtù originarie del Fascismo e di presidiarne le conquiste, e progressivamente estese la sua azione nei vari settori della vita nazionale, ovunque a difesa e a beneficio dello Stato “mussoliniano”. Il Duce non consentì che andassero disciolte le schiere di quegli uomini valorosi che avevano aperto con le armi la via di Roma. Volle che le Legioni delle Camicie Nere divenissero parte integrante dello Stato, strumento legale della sua difesa, arma pronta e fedele della Rivoluzione.
Dal 1° febbraio 1923 la Milizia assolse ufficialmente la sua missione.

Questa la storica deliberazione presa dal Gran Consiglio il 12 gennaio 1923:
“Il Gran Consiglio Nazionale del Fascismo, riunito la sera del 12 gennaio, udita la relazione del Generale De Bono sulla formazione della Milizia per la Sicurezza Nazionale, l’approva nelle sue linee fondamentali ed affida al Comando Generale ed ai Comandi dipendenti il compito di ultimare i lavori necessari entro il 28 febbraio. Il Gran Consiglio, ossequiente agli ordini del Governo, che prescrivono lo scioglimento di tutte indistintamente le formazioni a tipo o inquadramento politico-militare per la fine del corrente mese, dichiara sciolte per detta epoca le squadre d’azione del Partito Fascista, che entrano a far parte della Milizia per la Sicurezza Nazionale secondo le norme che verranno impartite dal Comando Generale.

Inoltre afferma che:
1. Il carattere della Milizia per la Sicurezza Nazionale sarà essenzialmente fascista, avendo essa Milizia lo scopo di proteggere gli inevitabili e inesorabili sviluppi della Rivoluzione di ottobre; per cui essa conserverà i suoi simboli, le sue insegne, i suoi nomi consacrati dalle battaglie vittoriose e dal sangue versato per la Causa.
2. Il carattere interiore della Milizia per la Sicurezza Nazionale dovrà essere informato ai sensi di una disciplina che giunga alle più dure rinunce e alle più ascetiche dedizioni.
Il Gran Consiglio invita le Camicie Nere di tutta Italia ad essere degne del massimo onore che possa essere consentito ad un fascista, quello di militare sia all’interno che all’estero in difesa dello Stato e della Nazione”.

E ancora:
“Il milite della Milizia Nazionale serve l’Italia in mistica purità di spirito, con fede incrollabile ed inflessibile volontà; sprezza, al par d’ogni altra viltà, la prudenza che nasce dall’opportunismo; ambisce, come premio sommo alla sua fede, il sacrificio; sente la fiera bellezza dell’apostolato a cui tutto si vota per fare forte e sicura la gran Madre comune. Egli perciò non conosce che doveri, e non ha diritto che alla gioia di compierli. Del comandare e dell’obbedire è uguale in lui la fierezza: giacché esercita su se stesso il più difficile dei compiti colui che più ciecamente obbedisce. Capo o gregario, sia che ordini, sia che eseguisca, la Camicia Nera della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, deve essere sempre ed a tutti esempio di questa purità spirituale”.

Alla Milizia furono affidati compiti d’importanza nazionale, suddivisi in politici, educativi, militari. Essa concorse con le altre Forze Armate a mantenere l’ordine pubblico e ad assicurare in ogni evenienza il perfetto funzionamento degli essenziali servizi dello Stato. Curò l’istruzione pre-militare e post-militare; vigilò con speciali reparti di frontiera i valichi della Patria. Strettamente collegati l’uno all’altro il compito educativo e quello militare: essi rappresentarono due fasi successive di quell’azione che la Milizia andò a esercitare con efficacia via via crescente per la formazione spirituale e fisica della gioventù. Inquadrare, organizzare le nuovissime generazioni, istruirle, educarle, rinvigorirle, indirizzarle a più alti destini: questo complesso compito fu svolto principalmente dalla MVSN, la quale lo assolse provvedendo all’inquadramento militare delle organizzazioni giovanili ed universitarie.

Accanto alle organizzazioni destinate ai giovani vi erano quelle che cooperavano alla preparazione militare della Nazione: i Battaglioni Camicie Nere e la Difesa Contraerea Territoriale. Oltremare stavano i legionari della Coloniale; ovunque, nel Regno, a monitorare i più delicati servizi e i più importanti centri vitali del Paese, i gregari delle varie Specialità.

I compiti della Milizia erano:
compiti politici: concorso nei servizi di ordine pubblico (O.P.) e di pubblica sicurezza (P.S.);
compiti educativi militari: inquadramento, disciplina, istruzione dei reparti Balilla e Avanguardisti dell’O.N.B., reparti Universitari, istruzione premilitare;
compiti militari: Battaglioni CC.NN. a piedi e ciclisti; Milizia per la difesa contraerea territoriale; Legioni Libiche permanenti.

All’atto della costituzione l’ordinamento della Milizia dovette essere adattato alle sue prime finalità e alle momentanee contingenze, tenuto conto del suo compito essenzialmente e prevalentemente politico. Nel fissare la suddivisione delle varie unità fu necessario non discostarsi molto da quello che fu l’ordinamento della Milizia squadrista: vennero infatti mantenuti i Comandi di Zona e quelli di Legione del periodo insurrezionale. La circoscrizione territoriale di ciascuna Zona coincise, in linea di massima, con il territorio di una o due Regioni del Regno, anche per facilitare la chiamata dei militi per istruzione, per servizio di ordine pubblico o per mobilitazione.

In seguito, tuttavia, i nuovi compiti militari assunti (Premilitare – M.D.I.C.A.T. – Battaglioni CC.NN.), i quali facevano sentire la necessità di avvicinare il più possibile la circoscrizione territoriale della Milizia a quella dell’Esercito, e gli originari compiti politici, anch’essi gradualmente trasformatisi, resero l’ordinamento inadeguato alle nuove necessità. Dal Comando Generale venne studiato allora un nuovo ordinamento che rispondesse ai compiti e alla maturità dell’istituzione e che andò in vigore il 1° settembre 1929.

La Milizia disponeva di un Comandante Generale nella persona del Duce, ed era così ordinata:

un Comando Generale, con sede in Roma, retto da un Capo di S. M.;
quattro Comandi di Raggruppamento e due Comandi di CC.NN. delle Isole, con sede in Milano, Bologna, Roma, Palermo, Cagliari, i quali esercitavano una funzione di vigilanza e di controllo sull’attività dei dipendenti Gruppi e delle rispettive Legioni;
trentatré Comandi di Gruppo, retti da Consoli Generali, cui spettava il controllo di tutte le attività che svolgevano le dipendenti Legioni (ogni Gruppo ne comprende due o più) e in special modo la direzione del loro addestramento militare. La circoscrizione territoriale del Comando di Gruppo corrispondeva, a un dipresso, a quella delle Divisioni Militari;
centoventi Comandi di Legione, retti da Consoli. Ogni Legione comprendeva 3 o più Coorti ordinarie;
tredici Legioni di Complemento, comandate da Seniori, composte di una sola Coorte;
sei Coorti Autonome, comandate da Seniori, comprendenti 3 o più Centurie ordinarie;
una Legione Mutilati, con sede in Roma ed un reparto Mutilati per ogni Legione avente sede nel capoluogo di provincia.

La gradazione delle unità della Milizia in corrispondenza con le unità del R. Esercito era la seguente:
Raggruppamento o Comando CC.NN. Isole – Divisione
Gruppo di Legioni – Brigata
Legione – Reggimento
Coorte – Battaglione
Centuria – Compagnia
Manipolo – Plotone
Squadra – Squadra.

Il processo di militarizzazione della politica raggiunse così il suo apice, vista la presenza di un partito con a disposizione un proprio corpo di polizia civile ad ordinamento militare che accolse al suo interno diversi ufficiali dell’esercito in pensione. Il consenso iniziale verso la costituzione di tale corpo mostrato dai militari fu spontaneo (anche se non mancarono, col passare del tempo, degli attriti): quanti ufficiali non avevano sognato già da tempo di vedere l’esercito circondato e assistito da un’organizzazione di massa, di sicura impronta patriottica, capace di educare i giovani nel culto delle tradizioni e di prestare opera ausiliaria nell’organizzare la nazione per la guerra e nel combattere la presenza di nemici interni alla nazione.

La Milizia doveva assolvere una funzione duplice: da un lato disciplinare le forze anarchiche dello squadrismo e ridurle sotto il controllo del governo; dall’altro costituire un esercito parallelo posto sotto il controllo esclusivo di Mussolini. Già prima della marcia le squadre fasciste erano state trasformate in un esercito rivoluzionario, con una gerarchia di comandi in piena regolare. Sorse però la necessità, dopo il 22 ottobre del 1922, di dare un’occupazione e uno status legale alla massa degli squadristi, e chiaramente il tutto venne ispirato dal modello militare. L’uniforme era del tutto identica a quella del Regio Esercito; la differenza stava nel fez nero, nella camicia nera con cravatta nera, nelle fiamme nere a due punte sul bavero in luogo delle mostrine ed i fasci littori al posto delle stellette. Venne istituita anche una ufficiale corrispondenza tra i gradi della MVSN e dell’esercito.

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