La Grecia conquista la sua indipendenza

L’indipendenza della Grecia.

C’era chi assisteva con interesse e speranza alla progressiva caduta del prestigio dell’Impero ottomano: i “Greci della diaspora”. Questi erano mercanti, imprenditori e armatori che controllavano i traffici del Levante e che si erano insediati con sempre maggiore insistenza nei principali centri dell’Asia minore. Nella stessa Costantinopoli essi possedevano un quartiere d’affari, il “Fanar”, che divenne il centro del movimento patriottico clandestino. Li fila dell’organizzazione erano tenute da una società segreta, l”Eteria”, che era in contatto con la stessa corte dello zar. L’appoggio aperto e mai smentito della Russia era indirizzato all’indebolimento dell’Impero ottomano, così da porre sotto la sua egemonia le popolazioni slave della penisola balcanica.

I settari si proponevano di far risorgere la Grecia sotto il patronato della Russia, tutrice naturale dei cristiani ortodossi soggetti al giogo ottomano. All’avversione della borghesia mercantile e marinara per i Turchi corrispondeva l’odio degli abitanti delle città dell’interno, degli agricoltori e dei pastori, che, uniti, diedero alla lotta per l’indipendenza un carattere popolare e nazionale.

L’insurrezione ebbe inizio nel 1821, quando i Greci delle isole si levarono in armi. Alle bande che scendevano dalle montagne si unirono migliaia di contadini, armati di bastoni e di falci, che distruggevano le tenute dei possidenti turchi e saccheggiavano le sedi del governo. I Giannizzeri, corpo deputato alla guardia personale e dei beni del sultano ottomano, non riuscirono a circoscrivere la rivolta. La reazione della Sublime Porta fu durissima, con la popolazione dell’isola di Chio che fu interamente sterminata. I ribelli, tuttavia, riuscirono a liberare la Morea, dove fu proclamata nel Congresso di Epidauro l’indipendenza della Grecia (13 gennaio 1822) e si costituì un governo provvisorio. Si rivolse un appello all’Europa e alla cristianità per questa crociata indipendentista, e si inviarono messi a Verona (dove si teneva in quel momento il congresso della Santa Alleanza) nella speranza di trovare aiuti presso i governi europei. Lo zar Alessandro, sensibile alle istanze liberali provenienti dalle popolazioni balcaniche, avrebbe voluto riceverli e ascoltarli, ma fu prontamente dissuaso da Metternich, al quale non risultò difficile dimostrare che i Greci, in quanti ribelli alla legittima autorità del sultano, non potevano trovare accoglienza presso i paladini dell’ordine.

Ma l’opinione pubblica europea liberale e romantica reagì diversamente. Comitati filellenici sorsero ovunque, perfino in America, e provvidero a inviare ai patrioti greci soccorsi e incoraggiamenti. L’entusiasmo romantico per la causa della libertà delle nazioni portò il poeta inglese Byron a morire a Missolungi (comune della Grecia) nel 1824, e Santorre di Santarosa a cadere combattendo a Sfacteria (piccola isola della Grecia meridionale) nel 1825. Per anni i Greci, aiutati dai volontari dell’Occidente, continuarono in mare e sulla terraferma una lotta macchiata, per entrambe le parti, da orribili atrocità. La fine della guerra e l’autonomia della Grecia saranno sancite, sotto il protettorato di Francia, Gran Bretagna e Russia, con il trattato di Adrianopoli del 1829, poi trasformata in indipendenza con il protocollo di Londra nel 1830.

Precedente La lotta dei popoli slavi per l'indipendenza Successivo Francia, Inghilterra e Russia a fianco dei Greci