La “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini

La “Giovine Italia” di Mazzini.

Nel 1827 Mazzini fu iniziato da un amico studente alla Carboneria. Nonostante fosse già all’epoca ben distante da quell’oscuro simbolismo e dall’organizzazione gerarchia della setta, riuscì comunque ad apprezzare l’impegno civile di quelli che furono, per qualche tempo almeno, i suoi compagni di lotta. Nel 1830 ricevette l’incarico di fondare una Vendita carbonara a Livorno. Nello stesso anno fu arrestato e processato come settario. Condannato, poté scegliere l’esilio e si trasferì in Francia. A Marsiglia entrò in contatto con alcuni esponenti del Sansimonismo,
movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo, e con i gruppi buonarrotiani.

Nel 1831 definì la sua posizione nei confronti tanto del socialismo che della “questione sociale”. Riteneva che per convincere le masse all’azione rivoluzionaria fossero sufficienti gli obiettivi dell’unità nazionale, della repubblica, della democrazia. Rifiutava il concetto di lotta di classe, in quanto gli sembrava che questo introducesse elementi di lacerazione e di debolezza in un conflitto nel quale era necessario stringere insieme tutte le forze nazionali: borghesia, aristocrazia, operai, masse rurali. Da ciò derivò la sua rottura con Buonarroti, uno dei più importanti rivoluzionari europei del primo Ottocento, col quale aveva pure stretto, in un primo momento, relazioni importanti e stabili. Non che Mazzini sottovalutasse la questione sociale, anzi; ma egli riteneva che essa potesse essere affrontata solo dopo il raggiungimento dei fini che considerava assolutamente prioritari: l’unità e l’indipendenza nazionale.

La discussione che ebbe con gli emigrati politici sulle ragioni del fallimento dei moti del ’31 contribuirono alla definitiva elaborazione del suo pensiero. Formulò allora la sua definitiva condanna del settarismo carbonaro: era necessario rompere con quel passato e chiamare il popolo all’azione. Tuttavia Mazzini volle ancora una volta sperimentare le disponibilità dei principi e, nell’aprile del 1831, indirizzò per cui un appello a Carlo Alberto di Savoia, salito in quello stesso anno sul trono di Sardegna, invitandolo a porsi a capo del movimento per l’unità, l’indipendenza, la libertà d’Italia. L’appello pubblico di Mazzini cadde però nel vuoto. Nell’estate dello stesso anno egli dettò l’Istruzione generale per gli affiliati alla “Giovine Italia”, la nuova associazione che nel pensiero di Mazzini doveva prendere il posto sino allora tenuto dal movimento settario. Il programma generale si fondava su due parole d’ordine: repubblica e unità. I mezzi per raggiungere l’intento erano l’educazione e l’insurrezione, e questi si riassumevano nella formula “pensiero e azione”.

Le prime, entusiastiche adesioni al programma della “Giovine Italia” si ebbero soprattutto tra i giovani, in Liguria, in Piemonte, in Emilia, in Toscana, e sfociarono, negli anni 1833-34, in una serie di tentativi insurrezionali che si conclusero tutti (o quasi) con arresti, incarcerazioni, condanne a morte. Da menzionare, tra questi moti, il tentativo di invasione della Savoia (1834), miseramente fallito, e l’insurrezione che avrebbe dovuto sconvolgere Genova, nella quale restò coinvolto il giovane Giuseppe Garibaldi, che fu tra i primi sostenitori del programma mazziniano. Sempre nel 1834 Mazzini volle ampliare l’ambito della lotta fondando a Berna la “Giovine Europa”. Altri tentativi fallimentari si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana. L’insuccesso di tante iniziative e l’alto prezzo di sangue pagato determinarono nell’animo di Mazzini una forte crisi interiore (da lui stesso definita “tempesta del dubbio”), dalla quale però uscì, convinto nuovamente delle proprie aspirazioni politiche. Riprese perciò la sua opera di apostolato da Londra, dove si era rifugiato nel 1837. Da qui promosse una serie di colpi di mano e di spedizioni militari. Ricordiamo per esempio quella del 1844 in Calabria guidata dai fratelli Bandiera (due ufficiali della marina austriaca), che persero la vita nel vano tentativo di sollevare contro i Borbone le popolazioni del Mezzogiorno.

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