La firma del Patto Anticomintern

25 Novembre 1936: a Berlino, la Germania nazista e il Giappone firmano il Patto Anticomintern.

Definizione del Patto Anticomintern:
Patto politico firmato a Berlino da Germania e Giappone, il 25 novembre 1936, in base al quale i due Stati si impegnavano ad informarsi reciprocamente sulla attività dell’Internazionale comunista, a consigliarsi sulle misure difensive necessarie e a porre in atto tali misure in stretta collaborazione.

Già dal 1934 Joachim von Ribbentrop (Wesel, 30 Aprile 1893 – Norimberga, 16 Ottobre 1946), Plenipotenziario Personale del Führer, che ebbe insieme a tutti gli appartenenti al suo ufficio esperienze in Estremo Oriente, aveva avuto l’idea di dar vita a una più stretta collaborazione con il Giappone, incoraggiata anche dal progressivo raffreddamento dei rapporti con l’URSS.

L’anno successivo, una missione militare segreta tedesca si recò in Giappone e diede inizio alle trattative, che furono condotte al di fuori dei normali canali diplomatici, e soprattutto all’insaputa dell’allora ministro degli Esteri K. von Neurath (Vaihingen an der Enz, 12 Febbraio 1873 – Vaihingen an der Enz, 14 Agosto 1956).

Il testo della convenzione, sottoscritto dall’ambasciatore Mushakoji Kintomo (Agosto 29, 1882 – Aprile 21, 1962) e da Ribbentrop, constava di un preambolo in 3 articoli e di un protocollo aggiuntivo che prevedeva una stretta collaborazione nello scambio di informazioni, in altre forme di cooperazione contro la penetrazione del comunismo e nella creazione di una commissione permanente.

Contemporaneamente Ribbentrop e Mushakoji sottoscrissero un protocollo segreto di due articoli. Il primo stabiliva che, in caso di attacco non provocato o di minaccia di attacco da parte dell’Unione Sovietica, i contraenti si impegnavano a non prendere misure che avrebbero potuto alleggerire la posizione di quest’ultima. Il secondo impegnava i due governi a non concludere senza intesa preliminare alcun accordo politico con l’URSS che fosse contrario allo spirito del patto, e per tutta la sua durata.

Nel 1937 Tokyo intavolò trattative con Roma per un patto di neutralità e consultazione, oltre che per un’intesa tesa a contenere l’espansione del comunismo. In seguito alle pressioni di Berlino, Roma aderì come contraente originario il 6 Novembre 1937, ma senza avere comunicazione delle clausole segrete.

L’ingresso di Roma venne annunciato dall’Agenzia Stefani con queste parole:
“Stamane, alle ore 11, è stato firmato a Palazzo Chigi un protocollo col quale l’Italia entra a far parte, in qualità di firmataria originaria, dell’Accordo contro l’Internazionale Comunista, concluso il 25 Novembre 1936 fra la Germania ed il Giappone. Hanno firmato, per l’Italia, il Ministro degli Esteri, conte Galeazzo Ciano; per la Germania, l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Reich in missione speciale, von Ribbentrop; per il Giappone, l’ambasciatore Hotta”.

La conclusione del trattato di non aggressione tedesco-sovietico (patto Molotov-Ribbentrop) del 23 agosto 1939 sospese praticamente, se non ufficialmente, il Patto Anticomintern per quasi due anni. Ma lo scoppio delle ostilità tra la Germania e l’Unione Sovietica, avvenuto il 22 Giugno 1941 con l’inizio dell’Operazione Barbarossa, ridiede allo stesso nuovo vigore.

Al Patto, che rimase in vigore fino al crollo delle potenze del Tripartito, nel 1939 aderirono i governi di Manciukuo, Ungheria e Spagna, e nel 1941 di Bulgaria, Romania, Slovacchia, Danimarca, Croazia, Finlandia e Cina (governo di Nanchino).

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