La fine di Napoleone Bonaparte

La fine di Napoleone Bonaparte: i ‘Cento giorni’.

La battaglia di Lipsia (ottobre 1813) fu lo scontro più grande, in termini di forze impegnate e di perdite subite dalle due parti, verificatosi durante le guerre napoleoniche e una delle sconfitte decisive subite da Napoleone Bonaparte. Determinò la disfatta francese nella campagna di Germania, costrinse l’imperatore ad una difficile ritirata fino in Francia e provocò il crollo definitivo del sistema di alleanze organizzato da Napoleone in Europa. Napoleone fu sconfitto sul campo: si era trovato contro i popoli d’Europa, quelle nazioni che la grande Rivoluzione aveva evocato. In Francia i segni del crollo imminente si facevano sempre più manifesti. Nel 1813 su un milione di richiamati alle armi si contarono 250.000 disertori. Napoleone dovette allontanare dal governo i collaboratori sino allora più fidati, i quali ormai trattavano apertamente con il nemico.

Nonostante la sua irreversibile sconfitta, Bonaparte non era ancora rassegnato ad abbandonare la scena del mondo e il suo destino gli serbava un’ultima folgorante comparsa. La restaurazione di Luigi XVIII era stata accolta con malcelata ostilità dai Francesi. D’altronde, l’arroganza dimostrata dagli aristocratici rientrati al seguito del re, i quali minacciavano vendette e reclamavano la restituzione immediate ed integrale dei beni confiscati, allarmava tutti coloro che dalla Rivoluzione avevano tratto un qualche beneficio. La borghesia avvertì il pericolo di una restaurazione dell’Antico Regime e gli stessi che avevano contribuito alla caduta del despota si schierarono contro il nuovo ordine di cose.

La larga diffusione in Francia d’uno stato d’animo nel quale s’intrecciavano risentimento, delusione, paura, fece fermentare in Napoleone l’idea di dar vita ad un progetto temerario. Sfuggito alla sorveglianza della flotta inglese, sbarcò il primo marzo 1815 a Fréjus e iniziò da lì la sua marcia verso Parigi. Non aveva con sé che un migliaio di fedeli all’incirca, ma l’esercito regolare, inviato a sbarrargli la via, passò, reparto dopo reparto, dalla sua parte, vinto dal fascino del suo carisma, dal fresco ricordo delle battaglie vinte e delle grandi gesta compiute insieme a lui. Lo spirito patriottico dei Francesi riarse impetuosamente e permeò tutti i ceti, sì che al restaurato Luigi XVIII non restò che abbandonare Parigi e riparare oltre confine, mentre Napoleone tornava a insediarsi il 20 marzo 1815 alle Tuileries. Ebbero così inizio i ‘Cento giorni’, che conclusero drammaticamente la carriera e la storia di Bonaparte.

La notizia piombò come un fulmine a Vienna sui diplomatici europei riuniti a congresso e intenti a elaborare la nuova carta politica dell’Europa post-napoleonica. Si ricostituì immediatamente la coalizione antifrancese e Napoleone, che pure si era forzato di allacciare trattative e di rassicurare i coalizzati delle sue intenzioni pacifiche, dovette ricorrere ancora una volta alla guerra. Ma prima di affidare alle armi il destino suo e della Francia, volle ingraziarsi l’opinione liberale e concesse ai Francesi una carta costituzionale più ampia di quella elargita da Luigi XVIII.

Si dispose poi ad affrontare i suoi nemici in battaglia campale. Nella piana di Waterloo (nel Brabante, a pochi chilometri da Bruxelles) si giocò l’ultima e tanto sospirata partita, che si risolse, al termine di una contrastata giornata, a favore dei coalizzati. Bonaparte si consegnò nelle mani degli Inglesi, che lo relegarono nell’Isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico, mille miglia lontano dalla costa africana. Qui morì il 5 maggio 1821.

La Battaglia di Waterloo fu il punto cruciale della guerra della Settima Coalizione fra le truppe francesi guidate da Napoleone Bonaparte e gli eserciti britannici del Duca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher. Viene da molti storici considerata come la più sanguinosa battaglia combattuta all’interno delle guerre napoleoniche. Segnò il tramonto definitivo di Napoleone, con il conseguente esilio a Sant’Elena.

Diversi Stati europei, dopo la fuga di Bonaparte dall’Elba, strinsero un’alleanza militare dando vita alla Settima Coalizione, con lo scopo di sconfiggere una volta per tutte l’Imperatore francese. Napoleone decise di attaccare di sorpresa i due eserciti che Regno Unito e Prussia avevano raggruppato in Belgio, sperando vanamente di raggiungere una rapida vittoria. Sferrò una serie di sanguinosi attacchi contro le linee britanniche a partire dalle ore 11:30 e nel tardo pomeriggio sembrò vicino alla vittoria; tuttavia, l’ostinata resistenza del nemico e l’arrivo in massa dei prussiani decisero alla fine la battaglia a favore dei coalizzati.

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