La fine della Terza Battaglia di Gaza

La Terza Battaglia di Gaza fu parte della più ampia Campagna del Sinai e della Palestina, teatro di guerra del Medio Oriente durante la Prima guerra mondiale. Ci furono una serie di battaglie combattute nella penisola del Sinai, nella Palestina e in Siria tra il 28 gennaio 1915 e il 28 ottobre 1918. Le truppe dell’Impero britannico (inglesi, indiani, australiani e neozelandesi) si opposero alle forze ottomane, appoggiate dai tedeschi. Al termine della Campagna, l’intera armata ottomana della zona era stata distrutta.

Se in Europa la guerra viveva una fase di stallo a causa delle rigidissime condizioni climatiche, in Medio Oriente le ostilità crescevano in intensità: i Britannici, determinati a conquistare Gerusalemme, si trovarono dunque a combattere per ben tre volte tra Gaza e Bersheba. Sul fronte persiano, dopo la vittoria di Kut e la conquista di Baghdad, proseguiva la vittoriosa campagna britannica, mentre su quello palestinese, dopo aver respinto dal Sinai le forze turche (gennaio 1917), si andava preparando, sempre da parte Inglese, una vasta serie di operazioni il cui compito ultimo era per l’appunto la conquista di Gerusalemme.

Per raggiungere tale scopo, le truppe britanniche avrebbero dovuto però superare le difese ottomane, dislocate lungo una serie di alture tra Gaza e Bersheba. Proprio questo punto specifico divenne teatro di tre offensive, decisamente diverse tra loro per conduzione ed esiti, tra il marzo e il novembre del 1917, note come ‘Battaglie di Gaza’.

La prima di queste tre operazioni venne condotta goffamente dal comandante in capo inglese, generale Murray, e dal suo vice, il generale Dobell. Questi, nonostante disponessero di quasi 40000 uomini, cioè più del doppio delle forze schierate dal difensore di Gaza, l’abile generale tedesco Kress von Kressenstein, riuscirono a trasformare la campagna in un mezzo disastro e, quel che è peggio, a convincere il “British War Office” di Londra di avere, invece, ottenuto un’importante vittoria. L’attacco Inglese si risolse però in un fallimento. A causa di problemi di comunicazione, alcune unità si ritirarono quando avrebbero in realtà dovuto tenere le posizioni conquistate. Il risultato fu la mancata presa della fortezza. Il governo di Londra, leggendo i rapporti, ritenne che in realtà sul campo fosse stata conseguita una vittoria, e ordinò al generale Murray di muovere verso la conquista di Gerusalemme.

Ma i britannici non erano nella condizione di attaccare la città, così come di tentare nuovamente di sfondare le linee ottomane. Questi ultimi, dal canto loro, fortificarono ulteriormente le loro posizioni sotto la guida di von Kressenstein. La prima battaglia di Gaza costò ai britannici circa 4000 perdite, ai loro avversari 2400. Murray, come detto, riuscì a presentare a Londra l’operazione come un successo. A Londra si convinsero così che Gerusalemme fosse un obiettivo di facile portata, e ordinò a Murray di lanciare un secondo attacco appena possibile.

Arrivò così la Seconda Battaglia di Gaza (17 aprile 1917). Kressenstein aveva potentemente rinforzato il suo lato sud-orientale, lungo la strada per Bersheba, dove era avvenuta la penetrazione della cavalleria britannica. Dobell fece avanzare tre divisioni direttamente contro la guarnigione avversaria, che contava circa 18000 difensori. Dopo tre giorni di assalti infruttuosi e la perdita di più di 6400 uomini, contro meno di un terzo del nemico, l’operazione venne nuovamente sospesa. A questo punto Kressenstein avrebbe voluto contrattaccare in forze, sfruttando il momento favorevole, ma venne trattenuto dal suo superiore, il generale turco Gemal Pascià: lo scontro, dunque, terminò con un nulla di fatto.

Murray sollevò Dobell dal comando, sostituendolo con il generale di cavalleria Chetwode; questo, a sua volta, venne rimosso per ordine di Londra e sostituito dal generale Allenby, dal canto suo inviso al comandante del fronte occidentale, Haig. Per Allenby, decisamente irritato per come era stato trattato in Europa, Gaza e la guerra in Palestina rappresentarono il trampolino per il proprio rilancio; si gettò dunque nell’impresa con entusiasmo e determinazione, anche perché il primo ministro, Lloyd George, gli aveva chiesto la conquista di Gerusalemme entro Natale: da questi presupposti sortì la Terza Battaglia di Gaza.

Allenby cominciò ad accumulare riserve, rifornimenti e munizioni, per un totale di 88000 uomini, con artiglierie, carri armati e armi chimiche, e spostò il proprio quartier generale dal Cairo alla linea del fronte, per dare morale ai soldati. Schierati sul fronte opposto c’erano i 35000 soldati della 7a e 8a armata turche, schierati lungo una linea di 40 km, inferiori per numero e mezzi, ma poderosamente fortificati, tanto da essere un avversario da non sottovalutare. La prima preoccupazione di Allenby fu quella di garantirsi il controllo dei rifornimenti idrici a Bersheba: nella guerra desertica, infatti, le riserve d’acqua contavano più dei cannoni e delle mitragliatrici, e controllare i pozzi significava avere buone probabilità di vittoria.

Il mattino del 31 ottobre 1917 cominciò la terza e ultima battaglia di Gaza. Il piano di Allenby consisteva nello schierare 40000 uomini nella piana di Bersheba, relativamente poco difesa, e prendere di sorpresa il nemico, simulando, con altre tre divisioni, un attacco frontale direttamente contro Gaza: per ottenere che questo diversivo apparisse come l’attacco principale, fece bombardare la guarnigione ottomana da 218 cannoni ininterrottamente per 6 giorni, e mantenne in volo tutti i suoi aeroplani, per impedire che i velivoli avversari potessero avvistare i movimenti delle sue truppe.

A Bersheba, dopo scontri molto duri, la cavalleria leggera australiana riuscì infine a penetrare nelle linee nemiche e a raggiungere i pozzi d’acqua potabile, prima che i turchi mettessero in atto il loro piano per avvelenarli in caso di ritirata. La 7a armata ottomana, a questo punto, indietreggiò fino alla roccaforte di Tel es Sheria, passando sotto il comando di Kressenstein, che, normalmente, comandava soltanto l’8a armata. Grazie a un’ulteriore azione diversiva, effettuata a Est dai reparti cammellati britannici, i difensori turchi, credendo di essere sottoposti a un massiccio attacco, iniziarono a disperdersi, sguarnendo del tutto il fianco della 7a armata, che si trovò in una situazione complicata da gestire. Il 7 novembre i Britannici attaccarono Gaza per la terza volta. I turchi, temendo di rimanere tagliati fuori, si ritirarono davanti all’assalto alleato. Gaza venne così occupata.

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