La fabbrica di Robert Owen

Abbiamo più volte nominato nei precedenti articoli Roberto Owen, imprenditore e sindacalista gallese che si distinse nell’era dell’industrializzazione per il suo approccio politico e sociale al fenomeno. Andiamo ad approfondire la sua figura.

“Owen è considerato uno dei primi socialisti, facente parte di quella corrente nata nella prima metà dell’Ottocento che va sotto il nome di socialismo utopistico. Benché i suoi esperimenti utopici siano falliti, la sua attività nel campo dell’associazionismo e del sindacalismo rende Owen di fondamentale importanza nella storia del movimento operaio britannico. Owen nacque, sesto di sette figli di un sellaio e maniscalco, a Newtown, cittadina nel Montgomeryshire (Galles), dove ricevette la sua istruzione scolastica, che terminò lui decenne”. (fonte: Wiki)

Nel corso delle guerre napoleoniche, tra il 1800 e il 1815, Owen introdusse nella fabbrica scozzese di New Lanark una serie di provvidenze atte a migliorare le condizioni materiali della vita degli operai e il livello della loro cultura. Elevò le paghe, ridusse l’orario di lavoro, organizzò secondo criteri comunitari la vita di tutti gli addetti alla produzione. Si adoperò perché gli ambienti della fabbrica e le abitazioni del villaggio adiacente fossero salubri; allestì addirittura una scuola serale per operai stessi e fondò un asilo infantile che fu, tra l’altro, il primo dell’Isola.

La formazione del carattere era la base della teoria filantropico-sociale di Owen: egli era convinto che i vizi ed i crimini non possano essere attribuiti alla responsabilità unica dell’individuo, ma debbano essere considerati come il prodotto dell’ambiente sociale nel suo complesso; compito dei riformatori era quindi trasformare quest’ultimo radicalmente, in modo tale che riducesse al minimo la possibilità che da questo potessero nascere criminali. Poiché la mano d’opera di New Lanark si mostrava piena d’entusiasmo, ed anche i profitti aziendali risultavano in attivo, R. Owen ne trasse la conclusione (duramente contestatagli da Karl Marx) che il sistema di fabbrica, pur nella struttura economica allora esistente, poteva diventare – se opportunamente riformata – uno strumento di benessere sociale che, alla fine, avrebbe prodotto il progresso dell’umanità intera.

R. Owen era dunque convinto del prossimo avvento per la razza umana di una nuova era di felicità, se si fossero applicati determinati principi all’interno delle società. Riteneva che nel giro di due generazioni le capacità mentali e manuali della classe operaia e degli individui tutti si sarebbero sviluppate in modo armonico e sarebbe cessato ogni tipologia di conflitto tra l’interesse pubblico quello privato. Il raggiungimento di queste mete sarebbe stato possibile grazie allo sviluppo della scienza moderna e alla diffusione di villaggi agricoli simili a quelli sperimentati nell’azienda di New Lanark.

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