La “dottrina Monroe” e l’isolazionismo americano

L’allora presidente degli Stati Uniti d’America James Monroe (Monroe Hall, 28 aprile 1758 – New York, 4 luglio 1831), il 2 dicembre 1823, mentre la vittoriosa lotta dei movimenti indipendentisti nell’America Latina stava giungendo alla sua naturale conclusione, decise di rivolgere il suo messaggio al Congresso alle potenze europee, invitandole a non intervenire nel conflitto e a non interferire da quel momento in avanti nelle vicende interne al continente americano. Monroe fece notare, per avvalorare la legittimità della sua richiesta, come il governo statunitense non fosse mai intervenuto negli affari interni al Vecchio Continente, volendo così invitare i governi europei al rispetto del principio espresso nella formula “l’America agli americani”. Dopo il crollo dell’Impero spagnolo, concluse il Presidente, ogni altro tentativo di colonizzazione da parte europea sarebbe stato considerato come una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. La “dottrina di Monroe” segnò una vera e propria svolta nella politica estera di Washington, e aprì la strada alla progressiva affermazione dell’egemonia statunitense sul continente americano.

Il presidente Monroe, dunque, sostenne che l’Europa non avrebbe dovuto più accampare pretese non solo sugli Stati Uniti, ma su tutto il continente americano, compresa l’America latina, che in quel tempo aveva avviato, come abbiamo visto, tentativi di affrancamento dalla madrepatria spagnola attraverso una serie di rivolte sfociate poi in guerre d’indipendenza. Stringendo rapporti commerciali e diplomatici con Messico, Colombia, Brasile, Venezuela e Cile, gli Stati Uniti decisero di istituire un rapporto privilegiato con i paesi liberatisi dalla dominazione coloniale, a danno dei quali non avrebbero accettato interventi da parte della Santa Alleanza diretti a reprimere i movimenti di indipendenza.

La dottrina Monroe voleva dunque garantire agli Stati Uniti un giusto isolazionismo basato sulla speciale relazione con la madrepatria inglese, che manteneva così un rapporto privilegiato con l’America. La Gran Bretagna, potenza mondiale e a quel tempo detentrice del massimo potere marittimo, era la sola che poteva permettere agli USA di godere dell’equilibrio di potenza continentale e quindi di rimanere isolati, senza subire intromissioni nella propria sfera d’influenza e senza allo stesso tempo neppure interferire, essi stessi, in alcun modo nelle vicende del vecchio continente.

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