L’alienazione dell’operaio.

L’avvento della fabbrica provocò la crisi del lavoro a domicilio e della bottega artigiana. I primi lavoratori di fabbrica erano persone dal ruolo incerto e precario: contadini, operai, operai stagionali, disoccupati o sottoccupati assunti per brevi periodi. Ma già durante la prima fase dell’industrializzazione il ruolo dell’operaio cominciò a definirsi e a delinearsi in forza di quel processo di divisione del lavoro, che giungerà al culmine intorno alla metà del secolo con il macchinismo (prodotto culturale della trasformazione tecnologica basata sul prevalere dell’industria meccanica come forma esemplare dell’industrializzazione) e con l’affermarsi della catena di montaggio (processo di assemblaggio utilizzato nelle moderne industrie e introdotto da Henry Ford nei primi anni del ‘900, teso ad ottimizzare il lavoro degli operai e a ridurre i tempi necessari per il montaggio di un manufatto complesso).

Per ridurre il tempo e i costi l’impresario suddivise la produzione in una serie di fasi semplificate, e ad ognuno degli operai venne affidato una fase unica e ben specifica dell’intero processo: ciò consentì di pervenire a un alto grado di specializzazione e di rapidità non raggiungibile da chi attende a un lavoro complesso.

Ma la divisione del lavoro, inconcepibile prima dell’avvento della macchina, tornava ad esclusivo vantaggio del padrone, mentre all’operaio veniva tolta definitivamente la possibilità di partecipare consapevolmente all’intero processo produttivo e di riconoscere nel prodotto finito il frutto delle proprie fatiche. In sostanza, l’abilità lavorativa del singolo, che giocava un ruolo primario nell’antica produzione artigianale, non ebbe più alcuna rilevanza. Questa dequalificazione del lavoro portò con sé come logica conseguenza l’abbassamento delle paghe, il ricorso sempre più frequente alla mano d’opera femminile e infantile, facilitando i licenziamenti e le assunzioni e aumentando le possibilità dello sfruttamento padronale. Ma soprattutto, tutto questo espose l’operaio a quel fenomeno conosciuto come “alienazione”: l’uomo si estrania da se stesso, non si riconosce più nei prodotti della sua personale attività; il lavoratore, per il continuo ossessivo ripetersi di movimenti al servizio della macchina, perde il senso del suo lavoro e di se stesso, decade da artefice a strumento di produzione, divenendo in pratica un’appendice della macchina stessa.

Precedente Il liberismo Successivo L'imprenditore capitalista