La Dichiarazione di Potsdam

26 luglio 1945, Seconda guerra mondiale: viene firmata la Dichiarazione di Potsdam.

Nel luglio del 1945, la Seconda guerra mondiale era ormai agli sgoccioli. Berlino era stata occupata dai carri armati sovietici e la Germania nazista era ormai capitolata. Soltanto il Giappone rimaneva fermo sulle sue posizioni e non voleva darsi per sconfitto di fronte agli Alleati. I tre leader delle potenze vincitrici si incontrarono tra il 17 luglio e il 2 agosto nel castello di Cecilienhof, a Potsdam, in Germania. Erano presenti Clement Attlee per il Regno Unito (Churchill aveva appena perso le elezioni alla camera dei comuni ed era di conseguenza tornato all’opposizione), Harry Truman per gli USA e Joseph Stalin per l’Unione Sovietica, tutti accompagnati dai rispettivi ministri degli esteri (Bevin, Byrnes e Molotov).

Diversi erano gli scopi della Conferenza, tra cui la discussione delle frontiere che avrebbero caratterizzato l’Europa liberata, l’ammontare dei risarcimenti dovuti dagli sconfitti per i danni della guerra, la gestione e il governo del territorio tedesco e la conduzione della guerra del Pacifico, come anticipato ancora in corso. Venne qui deciso il confine tra Germania e Polonia lungo la linea Oder-Neisse, la divisione della Germania in quattro zone di occupazione, e infine venne lanciato un ultimatum da Truman al Giappone, ricordato appunto come la Dichiarazione di Potsdam.

Americani e inglesi non concordavano su molti punti, come il mantenimento della figura dell’Imperatore, avversata dai primi e difesa dai secondi, e il conseguente arresto o meno di Hirohito come responsabile della caduta in disgrazia del Giappone. La versione definitiva non conteneva accenni all’Imperatore né all’interpretazione del ruolo di Hirohito nell’entrata in guerra.

Le condizioni della resa che furono imposte dagli Alleati erano molto dure. La speranza era che la risposta fosse positiva, e che l’ultimatum venisse così accettato senza ulteriori spargimenti di sangue e senza la immediata distruzione del Giappone preannunciata da Truman nel caso non fosse arrivata la resa incondizionata. Il testo della dichiarazione iniziava infatti dicendo chiaramente che se il Giappone non si fosse arreso, sarebbe andato incontro ad una rapida e totale distruzione.

Qui di seguito alcuni dei punti contenuti nel testo della Dichiarazione di Potsdam:

«1. Noi – il Presidente degli Stati Uniti d’America, il Presidente del Governo Nazionale della Repubblica di Cina ed il Primo Ministro del Regno Unito – in rappresentanza delle centinaia di milioni di nostri compatrioti, ci siamo consultati e conveniamo che al Giappone sia data la possibilità di porre fine a questa guerra.

2. Le enormi forze di terra, mare e aria degli Stati Uniti d’America, dell’Impero britannico e della Cina, ampiamente rinforzate dalle loro armate e flotte aeree provenienti dall’ovest, sono pronte a infliggere i colpi finali al Giappone. Questa potenza militare è sostenuta ed ispirata dalla determinazione di tutte le Nazioni Alleate a proseguire la guerra contro il Giappone finché esso non cessi di resistere.

4. Per il Giappone è giunto il tempo di decidere se continuare ad essere controllato da quei caparbi consiglieri militaristi i cui stupidi calcoli hanno portato l’Impero del Giappone sulla soglia dell’annientamento, o se seguire la via della ragione.

5. Qui di seguito sono le nostre condizioni. Non devieremo da esse. Non ci sono alternative. Non sopporteremo ritardi.

7. Finché tale nuovo ordine non sarà stabilito e fino a che non ci sarà la prova che la potenza militare del Giappone è distrutta, saranno occupati dei punti nel territorio giapponese scelti dagli Alleati per assicurare il conseguimento degli obiettivi qui esposti.

9. Le forze militari giapponesi, dopo essere state completamente disarmate, saranno libere di tornare alle proprie case con l’opportunità di trascorrere vite pacifiche e laboriose.

11. Al Giappone sarà permesso di mantenere le industrie atte a sostenere la sua economia e gli sarà permessa la riparazione di quelle dello stesso tipo, ma non di quelle che lo renderebbero in grado di riarmarsi per la guerra. A questo fine gli sarà accordato l’accesso alle materie prime, ma non il loro controllo. Sarà consentita la futura partecipazione giapponese al commercio mondiale.

13. Noi facciamo appello al governo del Giappone affinché proclami immediatamente la resa incondizionata di tutte le forze armate giapponesi e fornisca adeguate garanzie della loro buona fede in tale azione. L’alternativa per il Giappone è la rapida e totale distruzione».

Precedente WWII: l'Operazione Gomorrah Successivo La crisi del regime fascista