La Costituzione civile del clero

Altro approfondimento interessante sul quale poter disquisire è quello relativo all’approvazione (12 luglio 1790) da parte dell’Assemblea nazionale costituente della ‘Costituzione civile del clero’, tesa a modificare i rapporti esistenti tra lo Stato francese e la Chiesa. Ne dà conto lo storico francese Francois Furet, tra i più importanti studiosi della Rivoluzione francese, nel suo testo ‘Dizionario critico della Rivoluzione francese’.

L’abolizione dei diritti feudali approvata dall’Assemblea costituente (4 agosto 1789), per far fronte al deficit del bilancio dello Stato, colpì anche il clero, tanto più che furono dichiarate soppresse senza alcun indennizzo anche le decime dovute fino allora alla Chiesa. Era convinzione dei deputati della Costituente che la loro riforma, lungi dall’attentare al dogma, avrebbe ricondotto il clero di Francia alla disciplina della Chiesa primitiva e avrebbe fatto dei Francesi i cristiani veri dell’Evangelo. La riforma, essi pensavano, non continuava la tradizionale politica della monarchia francese intesa a frenare l’indipendenza della Chiesa.

Il clero non si mostrò, in effetti, avverso alla soppressione delle decime, sia per concessione dell’entusiasmo generale, sia perché i suoi interessi sembravano tutelati dalla decisione di affidare allo Stato il sostentamento degli ecclesiastici.

Il nuovo ordinamento della Chiesa non poté, tuttavia, non tener conto delle necessità finanziarie dell’ora. Si dovettero sopprimere diverse diocesi: si istituì un solo vescovo per ciascuno degli 83 dipartimenti nei quali la Francia fu divisa. La spesa complessiva per il clero venne ridotta di circa la metà. L’atteggiamento del papa Pio VI nei confronti delle riforme introdotte e della Costituzione civile del clero finì per portare allo scontro aperto. L’obbligo del giuramento di fedeltà alla Costituzione imposto a tutti gli ecclesiastici sembrò sconvolgere l’organizzazione della Chiesa e fu perciò dichiarato inaccettabile. I fedeli entrarono in agitazione prima dei loro stessi sacerdoti. Di fronte all’imposizione del giuramento i preti si schierarono in due opposti fronti: preti giurati e preti refrattari. Ebbe così inizio un nuovo scisma.

L’ordine religioso veniva così ad allinearsi con l’ordine civile, l’edificio della Chiesa ricalcava quello dello Stato, fondato su una sovranità costituzionale la cui legittimità era rappresentata dall’elezione popolare; i suoi legami con il Papato venivano a essere troncati; l’edificio della Chiesa dipendeva in tutto e per tutto dal potere temporale.

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