Partendo da posizioni ideologiche affini a quelle promosse dagli Hébertisti, ai quali lo legavano il senso della sovranità popolare e della democrazia diretta, Babeuf aveva accolto con speranza la fine di Robespierre e del suo ‘Terrore’, confidando nel ripristino della libertà di stampa e in una nuova vita per le società popolari. Ma dové presto ricredersi. Le masse popolari rimpiangevano Robespierre. Parve allora che Babeuf si accingesse a riprenderne l’azione; in realtà il suo programma era diverso da quello dei Giacobini. Babeuf e Buonarroti avevano capito che era necessario andare oltre il compromesso della politica economica dei Giacobini, che avevano voluto realizzare l’alleanza con le masse popolari rispettando la proprietà. Essi pensavano invece che la proprietà fosse all’origine di ogni male e tracciarono le linee della ‘reale uguaglianza’, un programma basato su una sorta di comunismo agrario, che rappresenta il traguardo socialmente più avanzato raggiunto dalla Rivoluzione francese.
La congiura fu scoperta, Babeuf venne giustiziato, gli altri congiurati condannati a gravi pene (maggio 1797). Filippo Buonarroti riuscì a salvarsi: lo ritroveremo negli anni della Restaurazione a capo di una vasta organizzazione settaria che si proponeva di realizzare una rivoluzione di stampo europeo a carattere repubblicano e sociale.
– Popolo di Francia, le Costituzioni del 1791 e del 1795 ribadivano le tue catene invece di spezzarle. Quella del 1793 era un grande passo avanti verso l’eguaglianza reale, non le si era mai andati tanto vicino, ma non raggiungeva ancora lo scopo, non raggiungeva ancora la felicità comune della quale pure consacrava il grande principio.
Popolo di Francia, apri gli occhi e il cuore di fronte alla pienezza della felicità; riconosci e proclama con noi la Repubblica degli Uguale – (dal Manifesto degli Uguali diffuso a Parigi nella primavera del 1796)