La concezione marxista dello stato

Secondo la teoria marxista lo stato altro non è che il prodotto di una lotta di classe storica per il controllo dei mezzi di produzione e sovrastruttura istituzionale fondata su basi economiche. Esso può dunque operare soltanto nell’interesse della classe dominante. Tale prospettiva si concentra ampiamente sul potere e sui conflitti intra-societari, e considera il potere come mero strumento della lotta. Una volta che la lotta di classe sia stata risolta, dopo la rivoluzione proletaria e l’emergere di una società senza classi e senza proprietà privata dei mezzi di produzione, lo stato scomparirà.

Neo-marxisti come Gramsci (politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano; tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia) e Althusser (filosofo francese) attribuiscono la persistenza degli stati nelle società capitalistiche, all’evidenza dei fatti, alla loro capacità di suscitare il consenso dai membri della società e alla minaccia dell’uso della forza. Gramsci, ad esempio, sostiene che la borghesia mantiene il proprio dominio ricorrendo a concessioni alla classi lavoratrici e accettando compromessi che non mettono effettivamente in discussione la sua posizione e dunque quella dello stato. Althusser, da parte sua, sottolinea l’importanza dell’ideologia e la capacità dello stato borghese di garantire l’accettazione dei suoi valori mediante ciò che egli definisce ‘gli apparati ideologici dello stato’, che poi altro non sono che il sistema scolastico, la chiesa, e i sindacati, che vengono distinti dagli apparati repressivi come l’esercito e la polizia.

Miliband (politico britannico) opera invece una distinzione tra il governo e lo stato, sostenendo che il governo sia la parte più visibile agli occhi del pubblico, ma non necessariamente la più importante, dello stato. Quest’ultimo comprende anche la burocrazia, la polizia, la magistratura, le autorità regionali e locali, varie istituzioni economiche (come banche ed enti pubblici) nonché istituzioni rappresentative nazionali, locali e regionali. Miliband sostiene che lo stato abbia un alto grado di autonomia che gli consente di operare negli interessi della classe dominante perché in apparenza sembrerebbe neutrale; e quindi, in tal modo, è in grado di fare concessioni alle classi subalterne che consentono subdolamente di preservare le posizioni della classe dominante. La continuità dello stato viene reclutata tra tutti coloro che hanno caratteristiche socio-economiche,e di conseguenza valori economici e sociali, simili. L’approccio marxista al sistema istituzionale vigente rimane, dunque, apertamente critico.

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