La Battaglia di Stalingrado

17 luglio 1942: inizia la Battaglia di Stalingrado (Fronte Orientale della Seconda guerra mondiale).

La battaglia si compose di una serie di duri combattimenti che ebbero luogo durante la Seconda guerra mondiale. Tra l’estate del 1942 e il 2 febbraio 1943 oppose i soldati dell’Armata Rossa alle forze tedesche, italiane, rumene e ungheresi.

Questa segnò una vera e propria svolta nella Seconda guerra mondiale, in quanto decretò la fine del lungo periodo in cui Tedeschi e Giapponesi avevano prevalso militarmente sugli Alleati. L’importanza del confronto bellico è decretata anche dai numeri: vennero coinvolti oltre 3 milioni di soldati, considerando entrambe le parti, e il numero dei caduti, dispersi, feriti e prigionieri si aggirò intorno ai 2 milioni. Notevoli furono anche gli effetti di breve e lungo periodo, visto che l’esito dell’offensiva voluta da Hitler verso il Caucaso lasciò il passo alla controffensiva sovietica.

Da parte russa, la battaglia di Stalingrado viene tutt’oggi considerata come l’apice della “Grande Guerra Patriottica”, il momento in cui le sorti del Paese mutarono radicalmente e incontrovertibilmente.

Hitler riteneva che la conquista di Stalingrado fosse fondamentale sia da un punto di vista fattivo, essendo un importante centro industriale sul Volga nonché snodo strategico per le comunicazioni, sia dal punto di vista simbolico. Impiegò in tal senso la VI Armata, la più grande e potente tra tutte, comandata dal generale Friedrich Paulus (Breitenau, 23 settembre 1890 – Dresda, 1º febbraio 1957), rinforzata ai lati da contingenti rumeni, ungheresi e italiani (oltre 220mila). Ma Stalin avrebbe fatto qualunque cosa pur di non lasciar cadere la città nelle mani di Hitler.

I Tedeschi raggiunsero il Volga il 23 agosto 1942, dopo aver fatto arretrare tre formazioni russe, e attaccarono la città congiuntamente alla IV Divisione Panzer. Inizialmente le operazioni furono un successo per gli uomini di Hitler, in quanto a metà novembre i Sovietici si erano ridotti a controllare soltanto una piccola frazione della città. La battaglia infuriò per mesi, con il generale sovietico Vasilij Ivanovič Čujkov (Serebrjanye Prudy, 12 febbraio 1900 – Mosca, 18 marzo 1982) che decise di non ritirarsi a nessun costo.

Il Maresciallo dell’Unione Sovietica Georgij Konstantinovič Žukov (Žukov, 1º dicembre 1896 – Mosca, 18 giugno 1974) ottenne un importante successo grazie a una manovra avvolgente che prese ai fianchi lo schieramento avversario, sfruttando la debolezza logistica e di armamenti mostrata dai comparti rumeni. Questi ultimi furono spazzati via. Così, intorno alla VI Armata di Paulus si chiuse una tenaglia che intrappolò nella sacca di Stalingrado oltre 250mila soldati. Hitler ordinò una resistenza strenua. Hermann Wilhelm Göring garantì al suo Führer di poter rifornire i soldati di Paulus con un ponte aereo allestito per l’occasione, ma le sopraggiunte condizioni meteorologiche proibitive resero l’apporto della Luftwaffe ininfluente.

L’imponente controffensiva sovietica distrusse l’armata rumena e quella italiana. Al generale Paulus non restò che dichiarare la propria resa.

Precedente La Seconda Battaglia della Marna Successivo Il bombardamento di Roma