La Battaglia di Guam

21 luglio 1944, Seconda guerra mondiale: la Battaglia di Guam.

Guam è un’isola situata nell’oceano Pacifico occidentale, la più grande dell’arcipelago delle Marianne. La battaglia, l’ultima combattuta in quell’arcipelago, venne combattuta tra i Giapponesi e gli Americani durante la campagna del Pacifico (Seconda guerra mondiale).

Guam era stato un possedimento americano a partire dal 1898, quando gli Stati Uniti l’avevano strappata agli spagnoli. L’isola era stata poi occupata dai giapponesi l’11 dicembre 1941, immediatamente dopo l’attacco di Pearl Harbor.

La battaglia si concluse il 10 agosto del 1944. Il primo giorno di combattimento la USS New Mexico, gloriosa nave da battaglia della Marina Militare Statunitense, fu colpita da un kamikaze che provocò 27 morti e 70 feriti. Sull’isola vi erano all’incirca 250mila nipponici sparsi a nord, sud-est e sud-ovest. Gli Alleati trovarono non poche difficoltà nel tentativo di sconfiggere la postazione giapponese situata a sud, pur riuscendo a respingerne i contrattacchi. A nord sbarcarono con maggiore facilità, pur riscontrando diverse problematiche nello scalare le montagne occupate dal nemico.

I contrattacchi giapponesi, che si susseguirono per alcuni giorni e che venivano effettuati soprattutto di notte usando tattiche di infiltrazione, riuscirono spesso a penetrare le difese americane e provocarono ingenti perdite di uomini e mezzi. La principale difficoltà incontrata dagli Americani nei primi giorni di battaglia fu la scarsità di rifornimenti. Spesso vennero reimpiegati i feriti meno gravi, che ripresero in mano il fucile e si proiettarono nuovamente sul campo di battaglia.

I contrattacchi diretti contro gli americani, tuttavia, esaurirono progressivamente le risorse giapponesi. All’inizio di agosto, le truppe rimasero a corto di cibo e munizioni, e il numero di carri armati era ridotto a poche unità. Il comandante delle truppe giapponesi, generale Hideyoshi Obata (che aveva sostituito il generale Takeshi Takashina, ucciso il 28 luglio), fece ritirare le truppe dal sud dell’isola, predisponendo un fronte di resistenza nella zona montagnosa al centro dell’isola. Data l’impossibilità di far giungere rinforzi adeguati, però, la sconfitta era oramai inevitabile, e poteva essere solo ritardata di alcuni giorni.

Come in diverse altre battaglie combattute nel Pacifico, i Giapponesi rifiutarono di arrendersi, e vennero per cui praticamente tutti uccisi. Dopo la fine della battaglia, Guam venne trasformata in base operativa per le operazioni degli Alleati.

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