La Battaglia del Río de la Plata

La battaglia del Río de la Plata fu il primo grande scontro navale della Seconda guerra mondiale tra la Germania e il Regno Unito.

La “Admiral Graf Spee” (incrociatore pesante della classe Deutschland – serie di navi corazzate – che servì nella Kriegsmarine tedesca durante la guerra) salpò nell’agosto 1939 dal porto di Wilhelmshaven, Bassa Sassonia. Percorrendo l’Oceano Atlantico, in breve tempo affondò nove mercantili nemici per 50000 tonnellate, senza la perdita di una sola vita umana. I suoi cannoni da 280 erano un’arma temibile; il suo comandante, il capitano di vascello Hans Langsdorff (Bergen auf Rügen, 20 marzo 1894 – Buenos Aires, 20 dicembre 1939), era uno degli ufficiali più preparati. Ma l’arma vincente della corazzata tascabile fu la sorpresa: velocità, capacità di camuffamento, rapidità di esecuzione.

Dovendo sostituire nel 1926 le vecchie corazzate rimaste dopo il disarmo stabilito dai trattati del 1919 con unità adatte a condurre una guerra di corsa oceanica, rispettando oltretutto i limiti imposti di dislocamento non superiori alle 10000 tonnellate e di calibri che non oltrepassassero i 280 mm, i Tedeschi misero a punto un progetto di nave corazzata completamente nuovo. Questa unità disponeva di un armamento superiore a qualsiasi altro incrociatore dell’epoca, come anche di un’autonomia di 20000 miglia dovuta all’adozione di un apparato diesel che sviluppava una velocità superiore a quella delle normali corazzate. Alla sua entrata in servizio, tutte le marine degli altri paesi furono messe in allarme dalle qualità offensive e difensive di queste navi.

All’inizio della Seconda guerra mondiale la Germania disponeva di una flotta modesta: due incrociatori pesanti, sei leggeri, due corazzate e cinquantanove U-Boot, i sommergibili, cui si erano aggiunte tre modernissime “corazzate tascabili”. Queste ultime erano state battezzate: “Deutschland”, “Admiral Scheer” e “Admiral Graf Spee”.
Tali unità furono il frutto di un eccezionale progetto studiato appositamente per eludere una delle clausole dell’armistizio di Versailles, che vietava per l’appunto alla Germania di costruire navi di stazza superiore alle 10000 tonnellate.

Gli ingegneri tedeschi compirono miracoli per realizzare, nel rispetto di tali limiti, delle unità di eccezionale potenza. Impiegando leghe leggere e, soprattutto, sostituendo l’antica chiodatura con la saldatura elettrica, fu possibile la realizzazione di tre navi lunghe 188 metri, con una corazzatura di 12 cm, veloci come un incrociatore ma potenti quanto una corazzata. Il loro armamento era costituito da sei cannoni da 280 mm, otto da 150 mm e altri sei da 100 mm. Oltre l’eccezionale potenza di fuoco, le tre corazzate possedevano anche di un’arma segreta: il “radar”, che i tedeschi chiamavano “Dete”.

Gli Inglesi organizzarono una caccia a tutto mare al corsaro tedesco. Il 13 Dicembre 1939 tre incrociatori britannici (gli incrociatori leggeri classe Leander Ajax e Achilles e l’incrociatore pesante classe York Exeter) serrarono al largo del Rio de la Plata. Iniziò la battaglia: uno contro tre. Furono i tedeschi ad avvistare per primi la squadra nemica. Il comandante Langsdorff, scambiando però gli incrociatori leggeri per cacciatorpediniere, si lanciò all’attacco sicuro di poter avere facilmente la meglio. Questo fu il suo primo errore.

La Graf von Spee colpì duramente l’Exeter, incassando tuttavia alcuni colpi, poi attaccò l’Ajax e l’Achilles. In un momento di pausa della battaglia, il capitano Langsdorff ebbe modo di fare una valutazione dei danni subiti: i motori e i cannoni principali erano intatti, mentre molti dei calibri minori erano stati distrutti; si contavano 37 morti e 57 feriti, e lo stesso comandante soffriva di una commozione cerebrale, oltre a una ferita al braccio. Ma ciò che più lo preoccupava era l’indisponibilità della riserva di acqua potabile, la messa fuori uso di tutte le cucine, oltre a una falla delle dimensioni di circa due metri prodottasi a prua al di sopra della linea di galleggiamento. Ritenendo erroneamente che i due incrociatori Alleati stessero spingendo la corazzata verso navi più potenti, invece che tentare di affondarli, alle ore 07.40 LAngsdorff decise di sganciarsi dal combattimento e di fare rotta verso l’estuario del Rio de la Plata.

La corazzata tascabile trovò così rifugio nel porto neutrale di Montevideo, mettendosi in trappola da sola. Gli Inglesi fecero filtrare la voce che l’incrociatore da battaglia Renown e la portaerei Ark Royal (ancora lontani, in realtà) stessero sopraggiungendo. Langsdorff cadde nella trappola, e volle evitare il duello fatale. Il 17 Dicembre, verso le ore 20, poco dopo il tramonto, la corazzata tedesca fu squarciata da una forte esplosione e cominciò ad affondare lentamente in acque così poco profonde che il torrione e le sovrastrutture rimasero visibili. Un enorme rogo illuminò il mare. Questa fu la spettacolare, seppur malinconica resa di una delle più spietate navi da guerra della storia.

Langsdorff il 19 Dicembre si ritirò in una stanza di albergo dove, con la bandiera della Marina Imperiale Tedesca avvolta sulle spalle, si suicidò, lasciando una lettera indirizzata al barone von Therman, ambasciatore tedesco a Buenos Aires, in cui dichiarava di essere l’unico responsabile rispetto a quanto accaduto. Gli ufficiali e gli uomini dell’equipaggio furono internati in Argentina e solo alcuni riuscirono, con l’aiuto della popolazione di origine tedesca, a evadere e a fare ritorno in Germania.

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