Jomini trovò in Lloyd la chiara espressione dell’ideale della guerra come scienza effettiva. Fu con lo stampo creato da Lloyd che Jomini riformulò la leggenda militare di Napoleone. C’è da sottolineare tuttavia una palese contraddizione in tutto questo: Jomini usò Lloyd come modello per il suo lavoro sulla guerra rivoluzionaria e napoleonica, ma Napoleone giudicava la teorizzazione di Lloyd alla stregua di un patetico scherzo.
La costante ricerca dei principi della guerra (costanti ed immutabili) attuata da Lloyd era legata alla sua storia della guerra dei sette anni (dove ebbe un importante comando operativo nelle fila dell’esercito austriaco; il conflitto si svolse tra il 1756 e il 1763 e coinvolse le principali potenze europee dell’epoca: la Gran Bretagna, la Prussia, la Francia, l’Austria e la Russia, nonché la Spagna nelle fasi finali) e alla sua critica di Federico come comandante. Quest’ultima era basata sull’applicazione di principi scientifici agli eventi storici. La sua critica di Federico produsse una lunga smentita tedesca da parte del colonnello Tempelhof dell’esercito prussiano. Questa controversia suscitò grande interesse in Francia e specialmente nel giovane Jomini che, come detto, trovò in Lloyd quella fiducia nei ‘principi generali’ che tanto lo attraeva.