Jomini e Henry Lloyd

Come detto nel precedente articolo, Jomini era ossessionato dalla ricerca della gloria militare, avendo avuto dinanzi agli occhi l’esempio dell’incredibile ascesa di Bonaparte come stratega in tale ambito. Fu inoltre grande ammiratore del gallese Henry Lloyd (ufficiale dell’esercito e scrittore dell’arte militare); la sua critica rivolta a Federico II e le sue ‘Military Memoirs’, all’interno delle quali aveva fornito una descrizione sistematica della guerra in quanto scienza, interessarono molto il militare svizzero. L’arte della guerra, secondo tale concezione, si fondava su alcuni determinati principi, invariabili per natura: queste erano le parole di Lloyd, che vennero più volte ripetute dallo stesso Jomini. Nei libri di Lloyd tutto sembrava ridursi ad un unico punto: solo un esercito indiviso che si muove su una singola linea di operazione tenuta quanto più breve e più sicura possibile può evitare la disfatta con ragionevole ottimismo. La vittoria diventa decisamente probabile solo se il nemico è così incauto da dividere le proprie forze e da estenderle su una linea lunga e vulnerabile.

Jomini trovò in Lloyd la chiara espressione dell’ideale della guerra come scienza effettiva. Fu con lo stampo creato da Lloyd che Jomini riformulò la leggenda militare di Napoleone. C’è da sottolineare tuttavia una palese contraddizione in tutto questo: Jomini usò Lloyd come modello per il suo lavoro sulla guerra rivoluzionaria e napoleonica, ma Napoleone giudicava la teorizzazione di Lloyd alla stregua di un patetico scherzo.

La costante ricerca dei principi della guerra (costanti ed immutabili) attuata da Lloyd era legata alla sua storia della guerra dei sette anni (dove ebbe un importante comando operativo nelle fila dell’esercito austriaco; il conflitto si svolse tra il 1756 e il 1763 e coinvolse le principali potenze europee dell’epoca: la Gran Bretagna, la Prussia, la Francia, l’Austria e la Russia, nonché la Spagna nelle fasi finali) e alla sua critica di Federico come comandante. Quest’ultima era basata sull’applicazione di principi scientifici agli eventi storici. La sua critica di Federico produsse una lunga smentita tedesca da parte del colonnello Tempelhof dell’esercito prussiano. Questa controversia suscitò grande interesse in Francia e specialmente nel giovane Jomini che, come detto, trovò in Lloyd quella fiducia nei ‘principi generali’ che tanto lo attraeva.

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