Il saccheggio dell’Italia

La condotta politica e militare dei Francesi in Italia non ci mise molto tempo a rivelarsi in tutta la sua crudezza: saccheggio brutale e sistematico delle nostre città, delle chiese e dei musei, requisizione dei cereali e di cavalli, senza dimenticare le taglie imposte ai principi e ai governi costretti a soddisfare la grande sete di denaro del Direttorio, ormai giunto sull’orlo della bancarotta. Una guerra ideologica che si era progressivamente trasformata in una vera e propria guerra di conquista. D’altronde agli occhi dei Francesi, il saccheggio senza ritegno della penisola era pienamente giustificato sia sul piano politico che su quello morale, considerandosi il popolo eletto, la “grande nazione”. Dal loro punto di vista gli Italiani dovevano essere orgogliosi di collaborare in qualche modo alla propria liberazione e al proprio riscatto. In tutto ciò Bonaparte era perfettamente d’accordo col Direttorio.

Le istruzioni di quest’ultimo non soltanto raccomandavano che l’armata vivesse a spese del paese conquistato, imponendogli onerosissimi contributi, ma addirittura di darsi al saccheggio generalizzato senza porsi il benché minimo problema. Ci fu un momento in cui sopravvenne il folle progetto di tentare il trasferimento delle opere d’arte Italiane (l’Italia già all’epoca doveva all’arte la maggior parte delle sue ricchezze e della sua fama), al fine di consolidare e abbellire il regno della libertà. Su questi principi Bonaparte concordava pienamente con il Direttorio. In Piemonte, con la fattiva complicità di Antoine-Christophe Salicetti (uomo politico francese, inviato dal Direttorio presso l’esercito d’Italia quale commissario), si impadronì di 400.000 lire trovate nel Tesoro pubblico, e nelle zone ottenute con l’armistizio di Cherasco impose un contributo di 5 milioni. Ma le risorse offerte dalla Lombardia furono decisamente più rilevanti. Vennero requisiti viveri, cavalli, oggetti di prima necessità, gioielli. E dopo la Lombardia, anche altri Stati italiani furono costretti a comprare la propria neutralità.

Quanti ai soldati, come impedir loro di darsi al saccheggio? Proprio i generali davano l’esempio, e lo stesso Bonaparte carpì all’Italia quasi tre milioni, senza contare i regali inviati alla sua famiglia. Per la prima volta gli ufficiali poterono mandare a casa denaro e oggetti d’arte. Un saccheggio in piena regola.

Precedente Società militare nell'età napoleonica Successivo Bonaparte il riformatore